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D'Aquili, Eugene - Newberg, Andrew - Rause, Vince

Dio nel cervello

Mondadori - Collana: Uomini e religioni

Pagine 210 - Formato 14,5x22,3 - Anno 2002

 

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I neurologi Andrew Newberg e Eugene d'Aquili, dell'Università della Pennsylvania hanno condotto una ricerca appassionata e seria sulle modificazioni neuroligiche del cervello durante i vissuti mistici. Un buon campione di suore francescane e monaci buddisti ha accettato di farsi tomografare il cervello durante la preghiera e la meditazione. I risultati rendono plausibile l'ipotesi che se Dio esistesse realmente non potrebbe che rivelarsi in un impianto come quello che  si è evoluto nel cervello. La percezione dell'Unità divina e dell'infinità è il frutto di una serie di reazioni a catena che finiscono per bloccare l'area dell'orientamento con conseguente perdita dei confini dell'io. Il titolo originale del libro è  " Why God Won't Go Away  "ossia "perchè  Dio non può andar via"  decisamente più pertinente all'argomento trattato. Il sottotitolo è ingannevole in quanto gli autori nel corso del libro smentiscono ripetutamente proprio questo concetto: non si vuole dare una prova biologica della esistenza di Dio o della fede ma evidenziare come il cervello sia strutturato in modo tale che la percezione mistica dell'unità sia un fatto non solo normale in certe condizioni ma utile alla stessa sopravvivenza della specie. In altri termini la fede è una pulsione neurologica naturale e non patologica ( da qui il titolo: "Dio non può andar via"). La fede in una realtà infinita, in sè, non origina da devianze (pur essendoci svariatissime forme di devianze che si dicono dettate dalla fede) ma dalla stessa costituzione del cervello . Questa "apertura neurologica" ( favorita anche da imput esterni  quali l'uso dei ritmi e dei miti nei rituali)   inoltre non necessariamente è illusoria, limitata ad a mera fenomenologia, ma può lasciare adito alla supposizione che essa indica realmente la realtà divina originaria dell'uomo come di tutte le cose. Insomma, sempre di fede si tratta, ma questa volta la ricerca evidenzia la banalizzazione delle stereotipo che la spiritualità  sia effetto di illusioni o di devianze. Insomma c'è anche una fede vera, aldilà dei fanatismi , dei genitorialismi e delle isterie, c'è un cervello che sembra stato selezionato dall'evoluzione per sperimentare spontaneamente quello che le religioni indicano come realtà suprema (religioni esse stesse originate, prima della loro fase di burocratizzazione e dogmatizzazione, dalla stessa percezione mistica ). Di altissimo valore sono anche le conclusioni. (n.v.)

 

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