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Sinossi

Le fate dei Sogni sono una raccolta di fiabe scritte da Gilberto Venturi pubblicate nel 1966 su carta stampata e corredate da disegni dell'autore. Qui il libro è riproposto con uno studio introduttivo sulla psicologia della fiaba di Nazzareno Venturi.
 

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(ogni trascrizione completa o parziale dei saggi presenti sul caravanserraglio, essendo provenienti da pubblicazioni copyright, può essere fatta solo tramite autorizzazione )

STUDIO INTRODUTTIVO SULLA PSICOLOGIA DELLA FIABA ©

DI NAZZARENO VENTURI

 

Chi ha comprato questo libro per leggere una fiaba al figlioletto, o per godersela lui stesso, passi in fretta alla seconda parte. Chi vuole invece riflettere con me sul valore psicologico della fiaba rimanga qui che qualcosa di interessante potrebbe trovare. Sono stati  pubblicati ottimi libri di indagine psicologica sulla fiaba come "Il Mondo Incantato" di B.Bettlheim , "Il Linguaggio Dimenticato" di Erich Fromm  e di M.L.Von Franz "L'Individuazione nella Fiaba" e "Le Fiabe del Lieto Fine", ma oltre allo specifico, tutti gli studi sui simboli fanno necessariamente rientrare nel discorso la fiaba in quanto, per natura. essa è intessuta di simboli e di metafore. Gustav Jung, a tal proposito, ha aperto una miniera inesauribile quanto lo è l'inconscio collettivo umano. Di più. Tutta la psicoanalisi, in qualsiasi direzione di ricerca, da quella freudiana classica a quella bioenergetica, ossia quella che apparentemente sembra più lontana dall'analisi dell'inconscio, in realtà non può prescindere dal valore psicologico della fiaba in quanto essa può agire interiormente in modo abreativo, sciogliendo le energie somaticamente bloccate. Viceversa  essa può essere stata la causa (o  una concausa) di questi blocchi in una sua introiezione sbagliata. Un tempo si raccontavano anche fiabe orribili senza contare certi contenuti fantasiosi della religione presentati ai bambini come verità.  Racconti di demoni e punizioni infernali hanno ossessionato generazioni per secoli e l'etnopsichiatria ha qui un suo tipico terreno di indagine.

Per i bambini non v'è differenza tra religione e fiaba, ambedue parlano di un mondo magico al di là del quotidiano. Questo non solo per loro: tutto il vissuto religioso popolare è impregnato dal fantastico, basato com'è sugli interventi prodigiosi delle madonne e dei santi, di angeli protettori e demoni malvagi pronti a ghermire le loro prede. Ogni religione è inseparabile dall'immaginifico, da un mondo simbolico che rappresenta l'eterna lotta del bene e del male, entità invisibili capaci di proteggere e salvare o di causare le peggiori sofferenze. L'introiezione di questi contenuti può diventare patologica causando ossessioni, sensi di colpa e incubi, per cui quando si parla di religione e di fiaba si ha a che fare con un materiale psicologico estremamente condizionante, basato com'è sulle suggestioni, da lavorare con estrema cura.

La fiaba quasi sempre, per sua natura, comporta esagerazioni di ogni genere e di alterazioni della realtà  di cui bisogna informare il bambino. I suoi personaggi onnipotenti  sterminatori dei malvagi  o l'approccio manicheo dove il bene e il male, i buoni e i cattivi sono stereotipi ben definiti (anche una morbosa demagogia politica tende a demonizzare l'avversario e a santificare la propria parte) hanno da essere ridimensionati in una un'analisi critica da farsi, nei giusti modi scherzosi, col bambino.  La fiaba può essere un utilissimo strumento per aiutarlo a  tracciare la distinzione tra l'immaginario e il reale, senza per questo eliminare il mistero che comunque rimane nei significati reconditi della realtà stessa.

Tutte le fiabe, vanno dunque filtrate col buon senso dai loro eccessi vuoi moralistici o soprannaturali. Questo vale ovviamente anche per "le fate dei sogni", con la sua fatina giustiziera. La cosa più divertente di questi racconti è proprio l'intreccio tra religione e fiaba, quel che dovrebbero fare le madonne e i santi lo fanno le fate al posto loro e per loro. Del resto la fiaba ricicla inconsciamente le religioni precedenti allo stesso modo dell'arte, basti pensare alle raffigurazioni di Gesù dei primi secoli: Apollo redivivo con tanto di bacchetta magica per fare i miracoli o le stessa Madonna, new version di Iside o delle dee protettrici del mondo pagano. Quindi nulla di strano in questi connubi fantastici giacchè come non esistono razze pure non esistono religioni pure. La fiaba mette d'accordo tutti.

 Il bambino ha un vissuto magico e rivive la mentalità primitiva "panpsichistica" dove ogni oggetto ha un'anima ( effetti accentuati al massimo da favolisti come L.Carrol con la sua Alice e da H.C.Andersen). La mancanza di conoscenza delle cause dei fenomeni obbligava il primitivo a inventarsi spiegazioni fantasiose, ed è così che, solo per dirne una, il sollevarsi dei fuochi fatui (derivati dalla combustione del metano e del fosfano) dalla terra dove giacciono resti in decomposizione, sono stati interpretatati come fantasmi o presenze arcane. Il bambino fa lo stesso ed è per questo che bisogna offrirgli, per quanto possibile, una spiegazione scientifica delle cose.  

Ma non si creda che questa percezione magica del mondo finisca con l'età adulta e un pensiero razionale. Molte persone si affezionano alla propria macchina, a un oggetto, a una foto che gli ricorda qualcuno o qualcosa, perfino a un paio di scarpe e talvolta questo investimento psichico sugli oggetti diventa feticismo vero e proprio. Del resto la reclame ha la sua efficacia proprio in queste proiezione fantasiose: in questo modo un attore bello e simpatico che diventa il mugnaio di un finto mulino, fa salire alle stelle la vendita di un certo tipo di biscotti. Se la reclame fosse basata su una adulta descrizione della realtà facendo vedere una industria dove gli operai si muovono in un ambiente asettico con garze sul viso, essa perderebbe qualsiasi attrattiva. La reclame deve rivolgersi all'io bambino per funzionare, deve creare un mondo finto ma bello, che piace. Purtroppo l'informazione tecnica, che è quella veramente importante, interessa a pochi. La stessa cosa succede nella politica, dove sono le promesse e le illusioni a riscuotere voti, non l'analisi dei programmi e delle competenze. Insomma la favola domina la vita di tutti i giorni, e per giunta una cattiva favola dove dietro c'è l'interesse e spesso l'inganno, non un discorso educativo e ricreativo dello spirito.

 Per trovare il valore della fiaba dobbiamo riscoprire il mondo antico dove essa assurge a mito: si pensi all'odissea di Omero, alla genesi biblica, al Mahbarata indiano soprattutto, dove il fantastico lascia spazio a riflessioni metafisiche elevate. Fedro ed Esopo sono i pilastri della favola propriamente detta, in cui i protagonisti sono in genere animali: qui l'intento didattico è palese e riempie le brevi ma coloratissime scene. Di tutt'altro genere, veri romanzi fantastici per adulti, le mille e una notte, lasciano anche intravedere quell'erotismo che invece è assente nelle fiabe pensate per i bambini. Ciononostante anch'esse fanno riflettere e nascondono un intento morale. Rimanendo nel medio-oriente questo intento diventa "evolutivo", ossia strumento per andar oltre l'ovvio e il consueto, nelle storie di Nasruddin, vere e proprie palestre sufi. Ci si dirà che la fiaba ha bisogno di fate e folletti, ma questi sono aggiunte fantastiche al racconto metaforico, quello stesso di cui si servivano anche i maestri dell'umanità, da Confucio a Gesù. Il Corano dice espressamente che le sue descrizioni dei paradisi sono allegorie fiabesche. Un frate, Bernardino da Siena, diverrà famoso per le sue prediche, dove c'era sempre posto per qualche gustosa storiella estremamente significativa.  Andando ai nostri tempi autori come H.Hesse (vedi "leggende e fiabe"), e ancora M.Hende, R.Piumini, J.R.Tolkien, T. Brooks e T.Pratchett, ( e cito solo quei pochi che conosco bene) hanno scritto veri e propri capolavori. In alcuni di essi, come Pinocchio, la simbologia iniziatica è evidente, quasi il promemoria massonico di Collodi.  Insomma la letteratura del racconto fantastico, da cui si può estrarre un tesoro di saggezza e di slanci interiori e vitali, è praticamente inesauribile.  

Io sono cresciuto con le fiabe di mio padre, una persona dotata di una fantasia straordinaria: le inventava sul momento e mai erano banali. Il primo a divertirsi era lui mentre le raccontava. Succedeva così che spesso, alla sera, andavo nell'azienda di vetroartistica che guidava e mentre intagliava figure sui cartoni ( gli spazi vuoti sarebbero stati poi smerigliati sul vetro) oppure con perizia pennellava finti marmi, o ancora incideva cristalli sulle mole, ci usciva sempre una favola. Anche nella pausa di mezzogiorno a pranzo c'era il tempo per un raccontino. A complicargli la vita un giorno diedi inizio alla stagione delle mappe da me inventate, in cui l'eroe doveva passare tra mille difficoltà per arrivare alla meta. Mio padre doveva risolvere i problemi per sfuggire ai mostri e alle avversità ...disegnate sul campo.

Ritrovai la stessa struttura delle mie mappe disegnate da bambino in certi giochi di strategia per computer o in quei giochi di ruolo dalle ambientazioni spettacolari, sul tipo della serie Elder Scroll e Gothic. Anche da "grande" non me ne sono persa una, costruendo altresì scenari aggiuntivi a centinaia come hobby. Ma c'è molto di più del semplice divertimento. Le trame riprendono i motivi classici delle fiabe con tutti i loro archetipi a cominciare dall'eroe, l'avatar in cui il giocatore si immedesima. Il bene e il male, impersonificati da maghi e stregoni, esseri di luce e mostri, costituiscono la classica scacchiera in cui si muovono le storie ed è evidente che, se il contenuto dei dialoghi e delle azioni non è filtrato dal rispetto di certi principi etici, il gioco diventa potenzialmente dannoso (questo succede quando il giocatore è costretto per proseguire a riprodurre un comportamento psicopatico, insensibile alle sofferenze altrui). Per quanto sia tutto virtuale i condizionamenti, soprattutto in un bambino o in un adolescente, rimangono e non sono da sottovalutare. Alcune di queste trame invece sono state costruite positivamente con estrema attenzione alle potenziali risposte psicologiche del giocatore. A tal proposto rimando all'analisi di un videogioco "uscita dal mondo dei sogni" inserita nel mio "rapportarsi con gli altri e con se stessi" reperibile anche online come ebook. Riporto qui solo l'inizio del saggio:

Dreams to reality”, così si chiama un videogioco assai interessante: il protagonista impegnato in una ricerca sul mondo dei sogni "entra" in esso per conoscerlo direttamente, il problema è uscirne. E' un viaggio iniziatico in cui l'eroe deve superare molte prove facendo leva sull'abilità e sull'intelligenza nello sconfiggere i "suoi" mostri dell'inconscio. Le paure, quella del vuoto e dei ragni, degli insetti e dei luoghi angusti o vertiginosi devono essere affrontate e vinte. Ci sono tutte le componenti della psicologia del profondo: il confronto con l'ombra, l'eroe, il fanciullo divino, l'anima (che emerge sia nella figura androgina dello sciamano sia nella fanciulla che si sacrificherà , gli istinti paranoici del male rappresentati dai suoi servi che utilizzano la violenza e l’astuzia per  fini di potere. Una battaglia che si conclude superando le opposizioni (acqua e fuoco) ed integrando l'io . Le parti positive come le intuizioni vincenti (i folletti guida) e quelle negative come i mostri, in realtà sono parti dell'io. Una volta che ci si è conosciuti il male è vinto dalla semplicità e non combattendo con la stessa violenza...

Prendiamo dunque spunto dal gioco per avventurarci nel mondo intrigante ed affascinante della psicologia e fisiologia del sonno, lo faremo attraverso una serie di concetti guida per formare un quadro generale di riferimento da cui si potrà partire per gli approfondimenti. (...)

...E le fiabe ci fanno sognare, sono esse stesse sogni ben organizzati. Oggi la tecnologia può rappresentarle in modo interattivo ma un tempo ci si doveva accontentare della propria immaginazione stimolata da qualcuno che le raccontasse, e non conoscendo altro, era già tantissimo. Io ho avuto questa fortuna. Fatto sta che raccontandomi le fiabe mio padre ammorbidiva, senza alcuna costrizione, la mia vivacità, sfogata sempre fuori con gli amici a giocare e a correre. Sicuramente le sue fiabe avevano uno scopo educativo secondo una morale classica, ma non priva di qualche eccesso, giacché la moralità non deve impedire al bambino che è in noi (e ancora rimando al mio libro precedentemente citato sul linguaggio transazionale o G.A.B, genitore, adulto, bambino) di godersi liberamente e legittimamente la vita e anche i suoi istinti, senza far male a nessuno  nei modi e nei tempi disciplinati dall'io. Ed è per questo che una fiaba non va mai soltanto letta, ma anche commentata insieme al bambino, appunto per ritrovare i significati e smorzare gli eventuali eccessi del racconto. Questo vale anche guardando insieme a un bambino un film o giocando con lui. Il genitore dovrebbe essere il custode del buon senso e della serenità, e lasciare sempre quella speranza del "vissero tutti felici e contenti" che alimenta le fiabe. Del resto ogni evoluzione non è frutto solo della necessità ma anche di un sogno di trasformazione, oltre le violenze, le prevaricazioni, le sofferenze e le distruzioni che l'uomo combina su questo pianeta. Finché  qualcuno  racconterà una favola l'umanità andrà avanti.

Nazzareno Venturi

 

 

 


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