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Sinossi

Questo libro di Gilberto Venturi pubblicato su carta stampata nel 1970 dalle edizione E.I.S sta tra la fiaba e la fantascienza. Un viaggio alla scoperta di nuovi mondi e nuove tecnologie ma anche della propria umanità, L'introduzione è di Nazzareno Venturi.

Dettagli prodotto

  • Formato: Formato Kindle
  • Dimensioni file: 431 KB
  • Lunghezza stampa: 109
  • Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
  • Lingua: Italiano
  • ASIN: B00EPMW28M
 

(ogni trascrizione completa o parziale dei saggi presenti sul caravanserraglio, essendo provenienti da pubblicazioni copyright, può essere fatta solo tramite autorizzazione )

 

Introduzione di Nazzareno Venturi

 Ognuno è come si racconta ©

 

Quando ripenso a mio padre mi rivedo attento e incuriosito ad ascoltare le sue fiabe che inventava una dopo l'altra come la cosa più naturale di questo mondo. Questo è tipico della creatività degli artisti, dalla poesia, all'arte, alla letteratura e, perché no, alle scoperte scientifiche. Ricordo che questo libro è stato pubblicato nel 1970 e le diverse tecnologie descritte in esso nei fantastici viaggi interstellari, anticipano quanto oggi è nei prototipi o addirittura nell'uso comune. Siamo ancor prima di Star Trek, ossia la serie di film che ha coinvolto tutti gli appassionati di fantascienza. Se non c'è immaginazione anche la scienza si ferma. E lui era un'artista in tutto, e di ottimo livello, aveva suonato come primo violino con l'orchestra Angelini della RAI, oltre a esser stato un tenore di valore. Come pittore e decoratore sono innumerevoli le opere che ha lasciato nelle chiese, tra vetrate, affreschi, e quadri. Infine uomo di ingegno, come lo è chi si è fatto da solo, imparando ad aggiustarsi le scarpe fin da bambino.

Ma tutta quest'arte non gli procurava quattrini. La sua soddisfazione era esprimerla in modo gratuito soprattutto per la chiesa, essendo una persona con un forte vissuto religioso mitigato dalla sensatezza e dall'equilibrio. Quando i conventi erano pieni di frati alla Domenica, a pranzo, egli aveva sempre un posto d'onore accanto al padre guardiano, pronto a tener alta la conversazione. Certo il suo mestiere di decoratore in una vetroartistica gli permetteva momenti creativi ma, essendone a capo, seppur come socio, era spesso impegnato in faticosi calcoli d'amministrazione che io percepivo interminabili, visto che alla fine poteva uscirci una favoletta prima di andare a dormire.

Già avevo accennato nell'introduzione a "le fate dei sogni" (riedizione in formato ebook di quella cartacea pubblicata dalla E.I.S.) alla psicologia della fiaba. Ovviamente ogni autore, pur rifacendosi a certi modelli che trova nella sua cultura, ha il suo modo di raccontare e di veicolare i contenuti. Non sfugge nelle sue fiabe l'insistenza ai valori della giustizia: il bene deve trionfare sul male, la verità sulla menzogna! Se nelle fate dei sogni è la fata ad essere una "giustiziera" in quest'altro è un angelo. Anche se non mi ricordo che mio padre avesse mai parlato di ingiustizie subite nell'infanzia, il suo bisogno di rimettere tutto a posto sul piano immaginifico dove il prevaricatore è immancabilmente castigato,  mostra senz'altro un forte coinvolgimento sul problema. Va comunque ricordato che questa esigenza non è solo confinata nelle religioni ma trova conferme anche nella psicologia, soprattutto del profondo che più volte finisce per allinearsi alle tesi del karma buddhista. La giustizia esiste di per sè, come un ordine archetipico dell'universo: non è solo un bisogno compensatorio, una illusione per sopportare i mali di questo mondo. In un modo o nell'altro, prima o poi, tutto finisce per sincronizzarsi secondo giustizia nonostante le apparenti incongruenze. E poi è proprio il senso civico (insieme a quello estetico o dell'arte e della fede) a caratterizzare l'essere umano. Un fatto è certo, chi nella vita continua ad accusare gli altri o le cose della propria infelicità non sarà mai realmente felice, neppure per un attimo. Bisogna cominciare da sè a esser giusti e onesti senza per questo perdere di vista le negatività di questo mondo ma anche la possibilità di una loro risoluzione.

Da come una persona reagisce alle situazioni ambientali (ovviamente si parla di ambiente umano, a cominciare da quello che viene assimilato in famiglia nell'infanzia) si delinea la sua personalità, ecco perché anche due gemelli monovulari, dotati dunque di un simile corredo genetico e quindi di uno stesso temperamento, possono risultare assai diversi nel comportamento. Chi rinuncia a scegliere e finisce per assecondare passivamente una fonte genitoriale avrà pure un "forte carattere" ma una insignificante personalità. Mentre i primi hanno sempre bisogno di inquadrarsi da qualche parte, fare il tifo per qualche squadra (per qualche religione o partito), insomma per dirla in modo freudiano, stare sempre dalla parte del super-io, i secondi non si alienano mai in qualcuno o in qualcosa, ragionano in ogni circostanza con la propria testa. Credo che questa frase "ragiona con la tua testa" sia quella che ho più sentito da mio padre, quanto dunque doveva essere per lui prezioso valutare personalmente gli altri e le cose senza pregiudizi e schemi ideologici  prefissati! Chi è libero interiormente può frequentare chiunque, se vuole, senza esserne condizionato. Mi ricordo che lui,  pur essendo contrario a ogni forma di dittatura, era capace di stare un giorno a chiacchierare con un conoscente nostalgico del duce,  e passare il successivo con un altro dalle idee del Peppone di Guareschi (ma non per parlare di politica, c'era sempre di mezzo un'altro interesse, la pittura o la musica).

Se rivolgete questa domanda ad una persona con una forte personalità: "tu sei peggio, meglio o come tuo padre?" (fermatevi prima di proseguire per interrogare voi stessi) egli vi risponderà: "io sono io. mio padre era mio padre". E certamente lui avrebbe risposto così anche per il fatto che il suo non era certo d'esempio, al contrario della madre a cui era affezionatissimo. Si tratta quindi di "fare la propria vita" indipendentemente dagli altri, a cominciare dalla propria famiglia.

Insomma nelle fiabe di Venturi Gilberto  il protagonista (che è poi è l'avatar di chi scrive, vuoi la fata, vuoi l'angelo o chicchessia) ha una forte personalità, quasi onnipotente nel tessuto fantastico se non fosse temperata dalla consapevolezza di compiere degli sbagli. E proprio in questo modo viene fuori che in realtà solo Dio è grande.

Se nelle fate dei sogni c'era una commistione tra magia e religione con "un angelo sulla terra" essa è risolta con un espediente: dietro a mago scherzetto in realtà si cela un essere di luce angelico. Il magico comunque rimane, eccome! Lungi da me entrare nel terreno minato di fare l'analisi di un parente (che non voglio mitizzare in quanto nessuno è immune da errori e difetti, ma ben venga segnalarne le positività) ma certi dati oggettivi servono per capire la "sua" fiaba. 

Dovete sapere che il convento dei cappuccini che frequentava aveva un'estesa libreria impregnata di quell'atmosfera ben dipinta da Umberto Eco nel romanzo " il nome della rosa". C'era quell'odore inconfondibile di libri vecchi, quei raggi fiochi di luce che entravano qui e là a illuminare  i vecchi, corposi testi con le copertine di cartone. Essi erano  addossati gli uni sugli altri sugli scaffali e lasciavano spazio nel centro dello stanzone a una  grande scrivania. Nel suo interno essa conservava i libri all'indice, quelli "sospetti" e "proibiti"...  Alcuni di questi  finivano nel comodino di mio padre, non per strane alchimie ma  perché regolarmente imprestati dal padre guardiano per poter mettere materiale sul fuoco da discutere.

Mentre sul piano visibile del comodino della camera da letto di mio padre c'era un libro in francese "metodo Lysle" (lettura immancabile per prendere sonno...) quello interno conteneva appunto i libri segreti...c'era pure nel cassettino un preservativo robusto, di quelli  lasciati ai commilitoni dall'esercito: ignaro dell'utilizzo un giorno lo tagliuzzai per farne piccoli elastici. Preservativo e punizione a parte, il possesso e la lettura di certi libri non significa ovviamente adesione ai loro contenuti, ma certamente le sue riflessioni sull'esoterismo hanno finito per ispirare anche i suoi racconti e anche la vita di tutti i giorni.

La sua fede nell'Aldilà come nella Provvidenza era fortissima, ma mai dai toni morbosi. Un giorno non distante da quello in cui morì mi disse che una prova di qualcosa di ultraterreno poteva essere attuata proprio sul ...comodino. Se la sveglia dopo la sua partenza terrena  avesse continuato a rimanere carica senza l'intervento di nessuno...Ovviamente me ne ricordai a tempo debito. Ma la fame dell'io bambino verso il meraviglioso e anche certe verifiche oggettive, non devono confondere il modo di accostarsi adulto, maturo e intimo della fede in un significato spirituale della vita e dell'universo..

Personalmente ritengo che non ci siano argomenti tabù (tipici dei caratteri coatti) ma che tutto possa essere esaminato e ragionato. La ricerca della verità è la cosa più bella che esista ma si preclude ad essa chi ha inibizioni, chi nega la possibilità di mettersi in discussione con se stesso. Si evolve anche attraverso gli errori e chi ritiene di non sbagliare nai possiede la non augurabile rigidità di un morto.

Nell'immaginazione e quindi nella fiaba, si nascondono tante verità dello spirito umano, ma si possono cogliere solo se la parola libertà non è ripetuta come uno slogan politico, essa è una realtà da conquistare dentro di sè. Se la mente è sgombra da condizionamenti, pregiudizi e quant'altro, l'intuizione può cogliere quanto è oltre la forma.  Come spiegarlo se non è un fatto solo di pensiero ma coinvolge il sentire, l'esperienza, il vissuto? Per usare le parole di Gilberto Venturi con "l'ariosità dei sogni", o forse ancor più con la "leggerezza dell'essere", quando ormai si sono staccati i pesi dell'abitudine (che ci bloccano a non affrontare il nuovo, la scoperta praticamente illimitata di conoscenze e esperienze),  e delle devianze (che spargono sofferenze per se stessi e per gli altri). Felicità e bontà insomma vanno sempre d'accordo quando si sa essere anche giusti con se stessi e con gli altri.

 

 

 


  http://space.tin.it/io/nventur

 

 

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