In questo libro sono raccolte diverse introduzioni e commenti ai libri fatte da Nazzareno Venturi. E' presente anche un'ampia bibliografia ragionata sui libri che trattano il sufismo e un'altra sui sogni. Disegni umoristici dell'autore.

 (ogni trascrizione completa o parziale dei saggi presenti sul caravanserraglio, essendo provenienti da pubblicazioni copyright, può essere fatta solo tramite autorizzazione )

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 Il testo completo coi fumetti si trova nel testo  "INTRODUZIONI E COMMENTI AI LIBRI" di Nazzareno Venturi  ©

 

Commento al testo di Enzo Soresi "Il cervello anarchico"

 

E' un libro scritto con passione  questo di immunologia di Enzo Soresi. Stile diretto, franco, di rigore scientifico ma anche colloquiale. Un cenno anche all'introduzione di Galimberti, del quale ho apprezzato diversi altri saggi ma qui, in certi punti, vola troppo nelle astrazioni filosofiche come quando afferma che l'uomo non ha istinti ma una sorta di "spinte generiche" e fa l'esempio del sesso dove c'è chi ama i tacchi a spillo e avanti.  L'uomo in realtà condivide gli stessi istinti primari (ossia per la sopravvivenza individuale, come il respirare e il mangiare) e secondari ( per la sussistenza della specie come il sesso), con tutti gli altri animali,  rispetto a loro li riveste e li filtra "culturalmente" di più:  invece di avventarsi sul cibo e sul sesso,  fa di essi un rito, almeno quando si ricorda di rispettare un minimo di forma (ma le ritualizzazioni sono presenti già in molti animali, soprattutto tra gli uccelli).   Mi ricordo di un teologo che sulla stessa scia affermava che l'uomo non ha  istinti e citava il senso del pudore come  caratteristica umana innata (quando è invece è acquisito culturalmente, come innumerevoli documentazioni antropologiche hanno ampiamente verificato) e ciò sta proprio a dimostrare la forza di condizionamento della acculturazione (non sempre positiva e basata sulla ragione) capace di generare nuove coazioni e deformare, inibire perfino, l'espressione naturale degli istinti. Più la specie ha una intellligenza e una cultura complessa più questa si sovrappone all'istinto diventando essa stessa necessaria. Gli elefanti hanno bisogno di esempi genitoriali femminili e maschili e se questi non sono presenti (uccisi dai bracconieri) il loro comportamento ne rimane alterato fino a trasformarli in killer. Si aggiunga come concausa i traumi infantili subiti nell'assistere alle uccisioni (nat.geo.wild "natura criminale" 2014). L'istinto in questo caso, non essendo più modulato da modelli comportamentali appresi,  si scatena durante l'estro dei giovani  maschi i quali arrivano a uccidere le femmine non ricettive (o addirittura altre specie, come i rinoceronti). L'uomo ha necessità di una buona cultura e saggi esempi appunto perchè estremamente complesso, senza di ciò, come vuole la saggezza popolare e religiosa" "diventa peggio di una bestia" (Corano), in mano ad una brutale istintualità che ha bisogno di essere mitigata e sublimata.

 Torniamo a Soresi. Buona anche la sua rivisitazione esperenziale per calare i contenuti  scientifici di modo che nella trama del suo vissuto  prendono tutt'altro aspetto di una noiosa trattazione specialistica. Ma Prima di entrare ad analizzare qualche aspetto fondamentale del libro qualche osservazione a latere. Quasi preoccupato di fare apologia del fascismo egli riferisce dei  meriti  del regime nell'ambito della  situazione sanitaria. In effetti c'è da preoccuparsi in quanto in Italia  sembra contar di più  stare in una squadra e fare il tifo per essa piuttosto che valutare oggettivamente le cose. Ai miei allievi io dico sempre  che quando uno ha ragione la ha indipendentemente da chi è e da cosa fa. Anche gli individui più negativi della storia, magari per sbaglio, hanno fatto e detto cose giuste e queste non diventano sbagliate perchè le hanno fatte loro. Per esemplificare in modo più semplice possibile,  se Hitler, Pol Pot, Stalin, Caligola e qualsiasi altro criminale della storia avessero detto che le strade devono essere fatte a regola d'arte per durare cent'anni, non per questo bisogna invece farle in modo scadente e essere sempre lì, dopo pochi anni, a pezzarne il manto.  Il fascismo è stata una dittatura guerrafondaia e mitomane i cui capi hanno commesso crimini efferati, ma a livello pubblico (anche per via dell'estrazione socialista, mai abiurata, di Mussolini,  un esempio di rivoluzionario secondo Lenin) in diversi campi sociali tra cui quello sanitario e pensionistico ha agito positivamente e senz'altro la corruzione e l'ingerenza mafiosa non erano così  eclatanti come lo sono diventati in seguito. Insomma la verità in ogni cosa è indipendente da questioni di parte le quali, per motivi di interesse o per fanatismo ideologico, cercano di nascondere o falsare. Un ricercatore per natura è libero da tutto e da tutti.  Purtroppo anche in campo medico il merito non è dato sovente al buon ricercatore, a chi ha valori conoscitivi e umani di qualità da spendere, ma a mediocri intrallazzatori con la politica, a persone che non agiscono mettendo in primo piano la verità e il bene comune ma per barattare vantaggi personali.

Un altro punto del libro che rimane sospeso riguarda la psicoanalisi, da una parte citazioni e riferimenti congrui, l'importanza data al vissuto anche fetale e registrato nell'inconscio, dall'altra perplessità. Del resto la psicoanalisi non è una scienza esatta, essa diventa valida ed efficace nelle mani di un operatore capace o fasulla se questo è incompetente. Se esiste nella psicoanalisi un tracciato universalmente valido questo è costituito da  modelli comprensivi che si ritrovano fin dall'antichità, del resto la mente non è stata inventata e il modo in cui agisce è stato osservato e studiato  in ogni luogo e in ogni tempo. Per esempio nel mito platonico dell'auriga ritroviamo l'io (la ragione o l'adulto del transazionalismo), l'es (l'istintualità o il bambino) il super io (il condizionamento ambientale, genitoriale) di Freud. A lungo ne abbiamo parlato.

 I vari modelli che la psicoanalisi ha elaborato costituiscono una letteratura enorme che rischia talvolta di perdersi nei filosofemi. Come ogni paziente reagisce alle medicine a modo suo, sia da un punto di vista biologico che psicologico, così ci sono tante variabili che non permettono un modello terapeutico  fisso e valido per tutti. In ogni caso ogni psicoterapia ha necessità di una base medica se no si rischia di macinare a vuoto dimenticando le alterazioni prodotte da fattori biologici (cosa che spesso è capitata). Gli stati psicotici possono essere causati da malattie cerebrali (la differenza tra le malattie organiche e le devianze psichiche va sempre esaminata tenendo presente che le une possono ingenerare le altre e viceversa), dalla mancanza di certe vitamine o semplicemente dalla assenza di sonno. La relazionalità tra corpo e mente per cui uno modifica l'altro (e qui l'importanza delle citochine, come tramite, dovrebbe risultare sempre più fondamentale) obbliga dunque un approccio olistico in cui ogni fattore (genetico, biologico, ambientale, relazionale...) deve essere tenuto presente.

Certo è che il modo in cui la mente (che poi è un riflesso biologico) affronta il suo ambiente finisce per innescare una serie di processi chimici vantaggiosi o meno per la salute, entriamo così nella sostanza del libro. Anche un piccolo di rinoceronte che ha perso la madre uccisa dai bracconieri, pur recuperato e allevato in recinto, se si sente solo sviluppa uno stato di stress.  La produzione di cortisolo eccessivo finirà per causargli la morte per sviluppo di ulcere gastriche. Quindi capire le cause del disagio sia esse nascoste nelle pieghe del passato (le cui vicende negative continuano a farsi sentire) o agenti nel presente è fondamentale per rimediare alla salute del soggetto.

Anche se l'uomo ha una corteccia cerebrale, e soprattutto un'area del linguaggio sviluppatissima (che gli consente di creare un universo simbolico astratto) vive gli stessi istinti ed emozioni delle altre specie (precipuamente mammiferi) per cui i traumi e i disagi e i condizionamenti di base sono pure gli stessi. Nonostante che i miti e i teologi  hanno fatto a gara per ritagliare uno spazio speciale alla specie umana, fino a considerarla  il fine dell'universo, siamo tutti corpi biologici che sentono ed esperiscono ma anche imparano ed evolvono  attraverso gioie e dolori.

 Il corpo e la mente in fondo sono la stessa cosa dice giustamente l'autore e domandarsi se è nata prima l'una o l'altra significa riprendere la domandina dell'uovo e della gallina. Qui non si può non richiamare tutto il discorso sull'evoluzionismo. Il darwinismo meccanicistico classico non regge più, e riprende dignità  il vecchio Lamarck il quale, pur non potendo dimostrare le sue intuizioni aveva visto più lontano del suo collega. E' stato pure coniato il termine "darwinismo dinamico" per poter liberare la dottrina della selezione da quella rigidità che non permette di spiegare tutte quelle modificazioni che sono indotte dall'apprendimento dell'organismo. Soresi cita anche lo studio di Kandel (pag.78)  in cui si arriva alla conclusione che "stimoli provenienti dall'ambiente (compresa la parola)  possono modificare la funzione dei geni (non certo la loro strutture)..." In realtà le modifiche, secondo la trascrittasi inversa, possono anche riguardare la struttura con cambiamenti trasmessi alle generazioni future. Insomma lo sforzo di adattamento dell'organismo è uno dei motori dell'evoluzione insieme alla selezione naturale. Ed è questo sforzo adattativo che ha permesso ad una cellula di unirsi ad altre costituendo organismi sempre più complessi fondati sulla cooperazione.  Questo processo in natura forma una rete immensa di scambi di reciproci vantaggi che mette in second'ordine e in superficie gli aspetti selettivi studiati da Darwin. Il mondo dove sopravvive non tanto il più forte (dinosauri in giro non se ne vedono più) ma il meglio adattato all'ambiente non funziona solo perchè questo è stato "selezionato" (chi non è adatto muore e non propaga i suoi geni) ma perchè è il corpo stesso che cerca "attivamente" di trovare la soluzione alle difficoltà ambientali. Questa plasticità degli  organismi  è straordinaria, basti pensare che il genoma umano è anche formato da settori di virus che sono entrati a far parte dell'insieme mentre altri, come quel chilo e mezzo di batteri che ci portiamo nel canale digerente, vivono in simbiosi con noi trasformando le sostanze per un reciproco vantaggio. E tutto questo non è nato di colpo ma, pezzo dopo pezzo, in base a una migliore funzionalità. Ogni cellula ha rinunciato alle prerogative della sua individualità  per mettersi a disposizione di un insieme (aumentando però le possibilità della sua sopravvivenza). Altre volte la collaborazione è esterna. Il sistema immunitario del neonato "viene" istruito dai batteri amici su chi  deve temere o meno...e ancora pensiamo a tutti gli animali che vivono in simbiosi tra loro o coi vegetali, anch'essi organismi vivi con la loro precipua sensibilità, come ha dimostrato Chamovitz Daniel  dell'università di Tel Aviv. Anche quest'ultimo autore si domanda come è possibile rimanere trincerati sulle vecchie visioni meccanicistiche darwiniane quando l'epigenetica ha ampiamente dimostrato scenari assai diversi e più realistici dell'evoluzione. E qui, con buona pace di chi ha fatto del materialismo e dell'ateismo una religione coi suoi dogmi, diventa appetibile da un punto di vista scientifico anche  il concetto che la mente, l'intelligenza operi nella materia, o meglio nell'energia, insomma  l'universo ha un significato trascendentale, non è una roba inutile che sta lì al posto del nulla.  Lo spazio di una risposta è solo dato dell'interiorità di ognuno.

Anche di significati esistenziali, nel qui ed ora della vita di ciascuno, ce n'é bisogno, in quanto la motivazione è la spinta alla vita e alla salute. Le difese sono più forti se ci sono ragioni per vivere. Soresi tratta anche di questo attraverso vari casi. La descrizione dei processi immunologici è precisa e documentata.

Mi viene in mente una intervista fatta ad un famoso oncologo in cui si chiedeva se la mente avesse a che fare con i tumori, la risposta fu che non è da prendere in considerazione il suo ruolo  in questi processi, lasciando quindi il discorso psicosomatico come una cosa marginale. Ma alla domanda di come si potevano spiegare le stimmate, la risposta contraddiceva la precedente, individuando nell'isteria la causa di queste ulcerazioni. Insomma la coerenza in questo caso era un optional.  Soresi invece la mantiene senza timore di far dispiacere alle case farmaceutiche evidenziando anche la dimensione dell'effetto placebo. Il ruolo che gioca la mente nel decorso delle malattie è fondamentale. Si pensi che il semplice occuparsi di malattie o andare a trovare gli ammalati attiva il sistema immunitario (Frederic Saldmann 2014). Chi insomma non scappa dal male ma cerca di risolverlo è più forte degli altri, e a livello psicologico si potrebbe estendere questo fattore anche a chi cerca la giustizia e la verità.

 Ognuno può aver toccato con mano nella propria vita quanto sia importante la mente nelle malattie. Io avevo un caro amico, Francesco, che è stato operato di un cancro al fegato già in metastasi: sei mesi di vita, ad essere ottimisti, secondo i medici. Eppure lui dopo pochi giorni l'operazione firmava per uscire dall'ospedale con tutto il parere contrario dell'equipe che lo assisteva. In teoria doveva stare su un letto a morire e invece eccolo tre settimane dopo al campo base del K2 (una escursione a piedi di parecchi giorni nell'Himalaya, con tanto di zaino e sacco a pelo, che aveva prenotato e a cui per nessuna cosa al mondo avrebbe rinunciato). Andò avanti così, un'operazione dopo l'altra, per altri dodici anni. Nell'estate precedente la sua fine si fece anche da solo il giro del monte bianco, pernottando con la sua tenda sui crinali (e avrebbe dovuto stare a letto incapace di provvedere a se stesso, almeno secondo i referti medici). Sono convinto che se fosse riuscito a superare un suo blocco psicologico avrebbe pure aumentato le possibilità di guarigione (l'abreazione libera un'energia straordinaria, tutti d'accordo da Jung a Lowen): lui si rodeva il fegato per tante vicende negative che fin dall'infanzia lo riguardavano, e ne era consapevole...L'ultima volta che andai a trovarlo era in ospedale. Avevo con me un libro sulla cabala e per gioco gli dissi: " dimmi un numero di pagina da 1 a 200, quante erano le pagine del libro, e il numero della riga da leggere". Aprii il libro e c'era scritto: "non si può incolpare gli altri e le vicende esterne per la nostra infelicità": Caso o sincronicità che sia erano anche le parole che sintetizzavano il suo problema... Se prima forse non voleva lasciar a nessuno la soddisfazione di morire (come credeva) forse, dopo,  si era lasciato andare...

Un'altra persona a cui ero tanto legato, Marcella, in pochi mesi si lasciò spegnere, come un uccellino nel nido...Ho ancora un pupazzetto che volevo portarle ma la sua avventura in questa vita, doveva finire presto, chissà se un ultimo incontro, il rinnovare la promessa che avremmo fatto una crociera insieme, le avrebbe dato maggiori forze oppure le avrebbe allungato l'agonia. Chi può dirlo?

Nel libro di Soresi ho apprezzato il suo porsi come medico calato nelle vicende umane  dei suoi pazienti: la scienza è imprescindibile  dalle componenti del vissuto, e qualsiasi scienza, da chi coltiva piante in una serra a chi lavora in un osservatorio astronomico sulle montagne andine, dall'umile fabbro e calzolaio di un tempo all'ingegnere delle megacostruzioni, diventa arte quando è abbinata alla realtà esisistenziale,  a quanto si prova e ci anima. La componente emozionale interagisce sempre e motiva la parte razionale. Non si guarisce solo grazie a quel prodigioso farmaco ma perchè c'è stato un apporto umano di fiducia con quel medico e con quell'infermiere, perchè da quella camera di quell'ospedale c'era una bella vista che faceva sognare..."se il mondo è brutto e apatico perchè dovrei ancora vivere..." si dice inconsciamente ogni malato.

L'excursus sull'arte e la creatività di Soresi merita qualche precisazione. Vero è che l'arte contemporanea ha sciolto i suoi legami con i canoni (regole estetiche)  e le classicità (di una classe sociale) del passato diventando espressione soggettiva capace di portare a galla simbolicamente i contenuti inconsci dell'artista. Da questo punto di vista l'arte però sarebbe solo una forma compensatoria di devianze e frustrazioni pur con tutta la creatività che innescherebbe. Esiste anche un'arte che pur non subendo la rigidità di schemi estetici si ispira a valori simbolici universali, come intuì Jung, a leggi di simmetria e proporzionalità, come la sezione aurea, che fanno sentire il bello anche in modo biologico. Pure la femmina dello scarabeo stercorario sceglie il maschio ben proporzionato. E così esiste una pittura ed una musica ricca di armonie, benefica e positiva in quanto l'artista è andato oltre la sua soggettività, non compensa i suoi squilibri ma mette a disposizione gli stati di benessere e armonia raggiunti.

 Un' artista che esprime questi valori? Piero Crida e non lo dico per amicizia o per fare una reclame di cui non ne ha bisogno e non cerca, ma perchè lui, come tanti altri per fortuna, testimonia che esiste qualcosa che si può fare e si può dire oltre se stessi, come patrimonio comune.

Se la creatività è connessa all'aprirsi di nuovi circuiti cerebrali, allo sperimentare il potenziale che c'è in natura dentro di noi, l'artista e lo scienziato sono pionieri che qualche volta pagano con la follia il prezzo di essere andati oltre la mediocrità. Eccesso di dopamina, incapacità di arrivare ad una omeostasi, superando uno stato condizionato dell'essere. Ne parlavano fin dal medioevo gli scienziati sufi ma evitando il narcisismo eroico e le  associazioni stereotipe come "genio e follia" . Bisogna aver presente che il fine evolutivo, comunque interpretato, è un livello di consapevolezza maggiore, un attingere più in profondità al Sè universale. E' una saggezza ulteriore maturata dal vissuto, oltre le trappole dell'esistenza. E questa spinta evolutiva la si rintraccia ovunque, fa bene Soresi a ricordare che in natura molti animali cercano istintivamente quelle droghe naturali che gli permettono di sperimentare qualcosa oltre i confini del loro stato biologico ordinario. Lo psichiatra Stanislav Groff è uno dei tanti che ha usato LSD a scopo psicoterapeutico su di sè e sui suoi pazienti  e che ha molto riflettuto su questo "portarsi oltre" (ricordo il suo testo "quando accade l'impossibile"). Mi stupisco come alla sua veneranda età abbia mantenuto il pieno possesso della lucidità mentale nonostante i suoi cocktail micidiali. Forse, fa intendere il nostro autore, oltre a una predisposizione biologica resistente a degenerazioni cerebrali e psicotiche è anche la disposizione mentale a giocare un ruolo negli effetti  dell'uso delle sostanze stupefacenti. Tuttavia la vera alchimia che lo stesso Duchamp additava, sta nel ritrovare in sè quegli stati interiori e capacità di concentrazione  cercata invano all'esterno. Del resto già il cervello produce di suo le sue droghe (endorfine) e non c'è il rischio che i recettori specifici, abituati dall'assunzione esterna, arrivino quasi ad atrofizzarsi, creando una dipendenza sempre maggiore. Soresi stesso ammette che la passione per il suo lavoro gli ha permesso di non aver bisogno di questi "appoggi esterni" (in cui rientrano il tabacco e l'alcool). Il fine si è detto è portarsi oltre il condizionamento ordinario, cogliere orizzonti nuovi dell'essere. C'è chi trova nel fideismo religioso (ossia il contrario del misticismo dove la fede è vissuta liberamente e spontaneamente) il sostegno per andare avanti, chi invece si regge animato dai suoi stessi interessi, dalla sua ricerca interiore.

Viviamo in un mondo ammalato di arrivismo (ma si arriva tutti alla stessa fine) e di soggettivismo. Aumenta quindi lo stress poichè ognuno sente frustrato il proprio ego che il paese dei balocchi del consumismo addita come unica realtà.  Ogni scienza ed arte autentica porta il ricercatore oltre la sua individualità,  non per diventare "grande" ma per comunicare col Sè, quel Sè universale che è biologico e spirituale insieme. Da questo nuovo punto di vista qualsiasi creatura diventa importante e merita rispetto e, per chi può, amore, perchè fa parte di un universo infinito, e nonostante tutti i suoi apparenti squilibri e negatività, meraviglioso, come una avventura sempre nuova da scoprire. Soresi cita Jaluluddin Rumi: se la forma scompare la sua radice è eterna". E non si può finire meglio di così.

 

Nazzareno Venturi

 

 

 

 

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