S E L Ç U K   Ü N I V E R S I T E S I

SELCUK UNIVERSITY

 

Hz. Mevlâna’nin 731. Vuslat Yildönümü Anisina

       In memory of the 731st Anniversary of Mevlana’s Reunion

(traduzione dal turco)

Permettetemi di iniziare con una mia poesia in italiano, e di concludere con una mia poesia in italiano. Testimoniano il grande amore e la grande ammirazione di un poeta italiano per Rûmî e per Konya.

Konya regale e santa

E poi laggiù c'è la città degli angeli;

d'inverno incoronata dalle nevi,

d'estate cinta dalle tracce lievi

dei lischi verdi, in ordinate frange.

 

Qui la pace dell'anima si frange

come il pane; e dolcissimo tu bevi

il tè che t'offre, nelle soste brevi,

il contadino all'ombra delle grange.

 

Oltre la tekkya dei Mevlevi avvampa,

come un arcano e splendido segnacolo,

lunga e rossigna e placida la sera.

 

E Konya è una cretosa macchia a stampa

che si spande fra siepi di miracolo

e le madrase ascetiche in preghiera.

 

Goethe presentando nel 1819 il suo West-östlicher Divan, scrisse: «Mi sono ispirato al più grande poeta mistico dell'Islam, il poeta mistico più profondo e sensibile di tutta l'umanità.» Con queste parole citava Jalâl âlDîn Rûmî, l'asceta che compose, oltre ad altre opere, il poema mistico-religioso più vasto che mai sia stato scritto, il Mathnawì: 50.000 versi, due volte la Divina Commedia di Dante Alighieri. I suoi pensieri superano i limiti imposti da confini politici, ideologie di partito, suddivisioni religiose, come giustamente disse  il professore Halil Cin, tanto apprezzato anche in Italia e in Europa.

Vi sono del Mathanvì tre versioni principali : quella in turco di Abdülbâki Gölpinarli, quella in inglese di Reynold A. Nicholson, quella in francese di Eva de Vitray. In Italia uscirà tra poco (în shâ Âllâh) la versione che ne ho fatto con l’aiuto di mia moglie. Si può comunque dire che la maggior parte di coloro che non possono leggere l'originale in fârsî [persiano] si sono sempre rivolti alla versione inglese di Nicholson, giunta oramai all'ennesima edizione londinese, ma ripresa in edizioni locali - lussuose o tascabili - dal Giappone all’Argentina. Oggi vi sono inoltre nel mondo più di mille studi contemporanei su questo vasto poema, una cattedra universitaria a Tehran per sceverarne i contenuti, centinaia e centinaia di imitatori che scrivono novelle e parabole traendole e riassumendole dal poema (come il poeta Kalil Jibran Kalil), ma soprattutto Centri e Istituzioni per il suo studio e la sua diffusione.

 Si Hamza Boubakeur (il più importante teologo islamico del XX° secolo, discendente diretto da Abu Bakr, e mio compianto maestro) scrisse un giorno, parlando del Corano: «Noi musulmani, non possiamo interpretare il Corano per le generazioni a venire. Sarebbe davvero una inadeguatezza pratica e una arbitraria imposizione formale! Del pari le interpretazioni dei secoli passati non ci debbono impedire di esercitare il sentito della nostra fede ma anche della nostra capacità intellettiva (intelligenza e cultura) per vivere il Corano nella realtà della nostra vita attuale.» 

Questa costante adattabilità del Corano al volgere dei secoli è precipua anche del Mathnawi, detto anche "il Corano in versi". Effettivamente i numerosi contenuti, in cui fiabe, novelle, parabole si alternano a testi sapienziali e saggi consigli, raggiungono spesso un alto grado di insegnamento religioso e mistico; la sua lettura si presta infatti a soddisfare sia il lettore di semplici novellette o di gesta storiche a volte ammantate di mistero, ma anche, e soprattutto, l'assetato di Dio, colui che cerca una pace interiore, colui che ha volontà d'una elevazione spirituale o più semplicemente di compiere un cammino evolutivo d'ordine psicologico che rafforzi e confermi i suoi valori intimi individuali, con quelle caratteristiche che contraddistinguono, nell'Îslâm, i sufi: rispetto per tutte le religioni e tutte le ideologie, rispetto per l'essere umano e per la natura tutta, amore per lo studio, corretta educazione del sé; valori proclamati e del pari vissuti, che hanno permesso ai sufi di essere i più alti rappresentanti delle arti, delle scienze e dei valori etici in tutto il mondo islamico (e il Sufismo, non dimentichiamolo, è nato fra le genti turche, come più volte ebbi a dimostrare nei miei libri sulla storia del Sufismo).

Più tardi Rûmî scriverà: «cAttâr fu l' anima del misticismo, e Sanaî gli occhi. Io non faccio altro che seguire le loro tracce». E poi ancora: «cAttâr ha visitato le sette città dell' Amore, mentre io sono ancora all' angolo di un vicolo». E' comunque importante sottolineare che cAttâr, così come fece poi Rûmî, predicava la tolleranza verso tutte le religioni e tutte le genti. Nel suo Libro dei Misteri leggiamo: «So per conoscenza sicura che domani, davanti alla Porta divina, le settantadue sétte saranno una sola. Perché dovrei dire che questa è cattiva, quella buona, dal momento che - se guardi bene - sono tutte alla ricerca dell' Essere supremo? Signore, voglia Tu che i nostri cuori si occupino unicamente di Te, rigettando lontano da Te i fanatici.»

In Europa, e particolarmente in Italia, Jalâl âlDîn Rûmî è paragonato sovente a san Francesco, poeta mistico, fondatore dei Francescani, il santo più amato dagli italiani. Entrambi vissero nel XIII° secolo, entrambi fondarono una grande Taryqa, entrambi furono i più grandi poeti mistici ciascuno nell’ambito della propria cultura.

Ma si può fare un altro accostamento. Premesso che solo Dio è il Creatore, Egli crea con il pensiero e con l’azione. Con l’azione crea l’energia, e con il pensiero crea le infinite leggi divine che coordinano l’energia affinché sussistano il mondo fenomenico e la nostra essenza corporea che racchiude l’anima, essenza divina. Pensiero e azione sono quindi i coordinatori ottimali per ogni azione umana.

Rûmî è il pensiero, Atatürk è stato l’azione; pensiero e azione corrono paralleli e dovrebbero cooperare alla costruzione sociale ed etica dell'umanità. La realizzazione del motto di Atatürk: «Pace nel mondo, pace nel Paese» sarebbe oggi la soluzione per i molti mali dell’umanità tutta. L'azione di Atatürk ha permesso di rendere reale e attuato il motto: «Nu mutlu türküm diyene.» Sì: il pensiero di Rûmî e l’azione di Atatürk sono l’insegnamento esemplare cui l’umanità tutt’intera oggi dovrebbe fare riferimento, se vuole risolvere i molti mali del mondo d’oggi.

E ancora: che armonia, se noi tutti seguissimo questo insegnamento di Rûmî (in Fihi ma Fihi): «Le vie sono diverse, la meta è unica. Non sai che molte vie conducono a una sola meta? La meta non appartiene né alla miscredenza né alla fede; lì non sussiste contraddizione alcuna. Quando la gente vi giunge, le dispute e le controversie che sorsero durante il cammino si appianano; e chi si diceva l'un l'altro durante la strada "tu sei un empio" dimentica allora il litigio, poiché la meta è unica».

Questo non è "superamento" della religione, ma "rispetto" d'ogni religione, come insegna lo stesso Corano, e la chiave di volta è il dialogo. Il dialogo ha come scopo la scoperta dei valori comuni e il rispetto dei valori altrui.

Così, nel Diwan-e Shams-e Tabrizi, ma anche con tutto il Mesnevi, Rûmî ci insegna che l'Ebraismo è la religione della SPERANZA, il Cristianesimo è la religione dell'AMORE, l'Îslâm è la religione della FEDE. Ed ecco: questo è il terzo polo, equilibrio delle vicende umane in tutta la loro estensione: la Fede, la Speranza e l'Amore, origini della mistica, della spiritualità, dei valori sublimati che ci conducono alla comprensione di Dio, nostro Signore unico ed assoluto, il Creatore di tutto. La comprensione dei "valori dell'altro", il giusto equilibrio fra tolleranza e reciproca conoscenza, sono i valori eminenti che possono restituire al mondo, dopo due millenni di incomprensioni e di lotte fratricide, la pace cui tutti gli "uomini di buona volontà" ambiscono e cui il Mesnevì ci chiama.

Il più alto grado di comprensione di Dio, la settima tappa nella evoluzione mistica, è simbolizzato per i mistici musulmani, i Sufi, dai termini “ritmo e simmetria”. Secondo la simmetria, tocca allora a noi porci la domanda: «Uomo, dove è Caino?»; e tocca a noi scoprire che è in ciascuno di noi. Il nostro sforzo, il nostro autentico jihad maggiore, è vincere questo nemico di noi stessi che è in ciascuno di noi, ed operare una comprensione del cuore verso tutte le creature di Dio. Poiché tutto ciò che è in questo mondo fenomenico è creato da Dio, e allora noi siamo tutti fratelli. Voglia Dio che noi si sia fratelli di Abele, non di Caino, ma spetta a ciascuno di noi - in prima persona - compiere lo sforzo individuale per esserlo.  È una lotta difficile, e la possiamo condurre solo se un Maestro ci guida, solo se un Maestro della portata di Rûmî ci guida, grazie anche attraverso i valori della poesia, di un pensiero sublime che ci rende puri con la gioia dell’arte stessa, e della musica, e del Semà. Rûmî ha compiuto il miracolo di farci capire i più alti valori, etici, umani, mistici, in una assoluta libertà, con la semplicità del contafavole (le favole che piacciono alla parte bambina che è in noi) grazie alla sua arte sublime, oggi sempre valida, presente, attuale.

Varie volte ho avuto la gioia di far venire in Italia il Semà, mirabilmente agito dal Türk Tasavvuf Musikîçi ve Folklorum Arastirma ve Yasatma Vakifi (far vedere i manifesti). Per la spiritualità che esso emana e che diffonde intorno a sé anche sulle persone non musulmane, esso attira ormai genti del mondo intero nei luoghi dove è concesso di assistervi. Ciò mi obbliga a un’ulteriore considerazione: il Semà ha ormai così tanto ascendente sulla gente, che vari profittatori senza valore alcuno se ne avvalgono per un proprio guadagno. Non ne capiscono il profondo senso mistico, molti non sono neppure musulmani, sono degli imitatori, de vraie mouvaise foi; imitazioni che sono una mistificazione. In particolare la compagnia di teatranti Sari Gul in Italia (si proclamano allievi di Celalettin Berberoglu di Konya) ed un’altra compagnia di simili imitatori a Istanbul includono nella danza e nel concerto che la precede anche donne con indumenti colorati. In verità, sono solo spettacoli teatrali, per di più assai mal suonati, mal cantati, mal danzati, e che col rito mistico nulla hanno a che fare. Il fatto che continuino ad attirare spettatori inesperti, testimonia comunque il grande interesse che tutti i visitatori della Turchia hanno sentito per questa immensa figura di poeta e di mistico. Comunque Rûmî perdonò anche a questi guitti quando disse: «Vieni, vieni, chiunque tu sia vieni...»

Oggi, navigando in Internet, sul Semà troverete 16.000 siti; su Rùmì 219.000 siti. La tecnologia moderna ci offre questo esempio considerevole dell’universalità del Mevlana, oggi.

 Che altro dire? La lezione che in tutta la sua opera Rûmî ci impartisce è quella di una sublime volontà di amare Dio attraverso l’amore per tutto ciò che Dio ha creato; un equilibro fra le azioni esterne, i valori interni; l’etica, grazie alla quale si possono superare gli egoismi e le imposizioni limitate della morale; una continua ricerca di capire Dio sia migliorando noi stessi, sia con la bellezza delle nostre azioni di cui l’arte può essere un veicolo. Par quasi che tutta l'opera di Rûmî ci induca a considerare uno particolare hadîth del Profeta, e a realizzarlo nel più completo dei modi sino a raggiungere lo stato di Insan alKamil. Quello che dice: Înna  Âllâh jamîl, yuhibbu âlJamâ (Certo, Dio è bello e ama la bellezza). Qui c’è tutto ciò che occorre ad ogni essere umano: Dio, amore, bellezza. Se tutti fossimo consapevoli che ogni nostra azione è compiuta al cospetto di Dio, e che a Dio ne dovremo rendere conto dopo la nostra morte; se compissimo ogni nostra aziona amando: amando noi stessi e gli altri; e compissimo azioni belle – anche creando opere d’arte e di cultura, o almeno apprezzandole e godendone, come appunto fanno i Sufi e le genti turche, certo il mondo sarebbe veramente un mondo di serenità e di pace.

Poesia mia su Rûmî.  

 

Mevlana Jalâl âlDîn Rûmî

Vanno, vengono...

  come nella vita

lo spessore del sogno. Vanno e vengono

come i ricami d'oro

nella coperta spessa, i pellegrini

alla Tomba di Rùmi. Ma chi legge

il colore del vento?:

 

  parole deserti montagne colline

tramonti incidenti fontane

e il ragazzino che ti porta il tè.

 

  E poi ancora parole, deserti,

e pietre, grano, artigiani, musei:

ampia Turchia di sogno e d'orizzonti...

 

Viaggio e vita son simili.  

 

Gabriel Mandel Khân

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