"L’ISLAM secondo i SUFI"

Andrea Zunino Luqmân âlJerrahi-âlHalveti,

confraternita sufi Jerrahi-Halveti, Milano

PIEVE EMANUELE – sede della Biblioteca Comunale Martedì 28 Ottobre 2003

Introduzione:

Assalam Alaykum wa rahmatullah wa barakatu

(la Pace sia con voi, con la misericordia di Dio e la di lui benedizione)

Nel precedente incontro il Dr. Vitali, membro della confraternita Sufi Jerrahi Halveti, ha illustrato i valori dell’ISLAM, individuandone i fondamenti e la corretta lettura storica e religiosa.

Conoscendo bene il Dr. Vitali, sono certo che avrà provveduto a illuminare con sufficiente chiarezza alcuni dei principali malintesi o luoghi comuni che incorrono quando si parla di Islam.

Questa sera è mio desiderio illustrare un punto di vista particolare dall’interno del mondo islamico; quello dei SUFI.

Il Sufismo è la via Mistica precipua dell'Islam, e se non si è musulmani non si può essere sufi, così come i monaci sono precipuamente i mistici del cristianesimo.

Si tratta di una realtà altamente complessa, intelligibile nella sua pienezza solo da colui che la vive al suo interno. Per darne una idea, mi limiterò a citare solamente alcuni brani di due eminenti maestri sufi.Ha scritto al proposito Sayed Husein Nasr:

Come il respiro che anima il corpo, il sufismo ha infuso il suo spirito in tutta la struttura dell'Islam, sia nelle manifestazioni sociali, sia in quelle intellettuali. Le Confraternite dei sufi (Turuq, singolare Tarîqa), ampia matrice della società islamica, hanno esercitato il loro influsso durevole e profondo su tutta la struttura della società, benché la loro funzione primaria fosse quella di custodire attraverso i tempi le discipline spirituali e renderne possibile la trasmissione da una generazione all'altra.

Secondo Si Hamza Boubakeur (che fu rettore dell'Università islamica di Parigi, rettore della Moschea di Parigi, discendente diretto del primo "califfo ben diretto", Âbû Bakr, nonché venerato maestro del mio venerato maestro):

"il Sufismo in se stesso non è né una Scuola teologico-giuridica, né uno scisma, né una setta, anche se si pone di sopra da ogni obbedienza. E' innanzi tutto un metodo islamico di perfezionamento interiore, d'equilibrio, una fonte di fervore profondamente vissuto e gradualmente ascendente. Lungi dall'essere una innovazione o una via divergente parallela alle pratiche canoniche, è anzitutto una marcia risoluta d'una categoria di anime privilegiate, prese, assetate di Dio mosse dalla scossa della Sua grazia per vivere solo per Lui e grazie a Lui nel quadro della Sua legge meditata, interiorizzata, sperimentata".

Sempre secondo Si Hamza Boubakeur, "le componenti della dottrina sufi sono l'amore totale per DIO; la gnosi che superando la conoscenza intellettuale imperfetta e incompleta unisce direttamente il sufi al divino, da cui la certezza della Sua esistenza e dell'impossibilità di capirLo con le sole forze umane; il raggiungimento della conoscenza intuitiva; l'ascesa mistica attraverso una serie di stati e di stazioni, integrati dalla rammemorazione (dhikr) e dall'estasi."

Ecco, da questo punto di vista assai particolare, a Dio piacendo, questa sera vorrei offrire il mio contributo alla comprensione di un argomento difficile, che potrebbe essere intitolato:

"terzo millennio: il dialogo come necessità"

Corpo:

Si tratta di un argomento impegnativo e per molti aspetti delicato; certamente articolato e complesso. Esso si annuncia dunque arduo da comprendere e interpretare in modo obiettivo e corretto.

Desidero effettuare la seguente premessa:

per la corretta ed obiettiva analisi di un fenomeno necessita evitare le GENERALIZZAZIONI, le quali, per natura propria, non aiutano a comprendere e definire.

A mio avviso necessita invece DISTINGUERE e DISCERNERE.

Per trattare un argomento carico di implicazioni etiche e morali, nonché di coinvolgimenti emotivi, suggerisco un’analisi, a monte, delle sue parti.

Una volta chiariti e compresi i singoli "mattoni", diviene più agevole l’approccio alla "costruzione" (cioè il nostro tema) nella sua totalità e complessità.

Propongo, in nostro soccorso, una riflessione sulle parole.

Spesso le parole sono utilizzate con una certa "elasticità", senza precisione di significato ed ancor meno di significante. Questa tendenza genera, inevitabilmente, incomprensioni e fraintendimenti. Il prototipo negativo di tale fenomeno sono i "luoghi comuni", cioè frasi e/o parole che comunicano contenuti assai differenti da quelli propri delle parole utilizzate. Essi contengono inoltre una rilevante componente di GENERALIZZAZIONE, che tende ad allontanarli dal reale per confinarli nell’ambito dei pre-concetti.

Propongo, allora, di riflettere sulle parole, sul loro significato: ecco alcune parole [a noi sufi particolarmente care] dallo Zingarelli, inerenti il tema.

Fede

Adesione dell’anima e della mente ad una verità rivelata o soprannaturale non sempre dimostrabile con la ragione.

Religione

Complesso delle narrazioni mitiche, delle norme etiche e salvifiche e dei comportamenti culturali che esprimono, nel corso della storia, la relazione delle varie società umane con il mondo divino.

Eccone altre, particolarmente attinenti in questi tempi bui ed oscuri:

Fondamentalismo

Movimento religioso protestante che pone come fondamenti del cristianesimo l’accettazione dei dogmi, dei miracoli, dell’infallibilità della bibbia ed ammette soltanto l’interpretazione letterale. Movimento islamico che sostiene l’applicazione letterale e rigorosa della legge coranica anche nella società attuale.

Integralismo

Tendenza ad attuare in modo integrale, senza compromessi, e talvolta con intolleranza, i principi della propria dottrina o ideologia, nella vita politica, economica e sociale

Fanatismo

Adesione incondizionata ed entusiasta ad un’idea, una fede, una teoria ecc., che comporta l’intolleranza più assoluta dell’opinione altrui.

Terrorismo

Concezione e pratica di lotta politica che fa uso della violenza per sconvolgere gli assetti politici ed istituzionali esistenti.

Politica

Complesso di attività e problemi collegati alla vita pubblica. Atteggiamento, condotta in vista del raggiungimento dei fini.

Appare evidente il collegamento tra i singoli termini; in essi si può intravedere un PERCORSO, che vede un progressivo allontanamento dai contenuti spirituali (esoterici) ed un contemporaneo coinvolgimento in materia sociale e politica (essoterica).

Ritengo particolarmente interessante, nonché attinente al nostro tema, riflettere sulla importante differenza tra le parole:

FEDE :che attiene al divino ed all’anima

RELIGIONE : che risulta invece un insieme di regole, ed attiene pertanto all’ambito dei comportamenti sociali e culturali

A conferma, ritengo utile evidenziare che, secondo la moderna psicologia, l’uomo (tutti gli uomini, di ogni colore, razza e cultura) è dotato di pulsioni fondamentali, suddivise in:

primarie (conservazione dell’individuo),

secondarie (conservazione della specie) e

terziarie. Queste ultime sono arte, FEDE e civismo.

Si evince con chiarezza che l’"istinto" [l’intuizione] che spinge l’uomo ad interrogarsi sul proprio creatore, sulla potenza superiore che consente l’esistenza della meravigliosa ricchezza della creazione tutta, è a priori ed a "monte" della religione, di qualsiasi e di tutte le religioni.

Chi ha fede, SA che si tratta di un dono di Dio, il quale si fa prossimo ai suoi figli, secondo la sua imperscrutabile Sapienza.

Dunque: la fede è un fatto intimo, personale, un dono di DIO all’anima, mentre la religione è uno strumento per vivere la fede, di cui costituisce una ORGANIZZAZIONE SISTEMATICA, con conseguenti influssi sociali e politici. La storia ci documenta inoltre che la religione ha spesso anche valenza di mezzo di controllo e gestione delle masse.

"Abbiamo bevuto alla memoria del Beneamato un vino che ci ha inebbriati, prima della creazione della vigna."

Con questo verso il maestro sufi `Umar ben âlFÂRIDH (?-1234), fondatore della Confraternita Fâridhiyya-Qâdiriyya, iniziava il suo poemetto mistico Khamriya. Intendeva dire che la sapienzialità, e più ancora la sete di Dio dei Sufi, sussistevano ben prima che l'Îslâm fosse organizzato in religione.

Noi Sufi, che attingiamo da maestri di diverse confraternite, secondo un principio di apertura e confronto tipico, usiamo dire, in forma abbreviata ed ispirati da questi versi, "Bevemmo di quel vino prima che la vigna fosse piantata!" in memoria del fatto che Dio viene prima della religione.

Mansur âlHallâj (santo martire ucciso dagli integralisti nel 922) scrisse:

"Ho riflettuto sulle denominazioni confessionali, ho fatto uno sforzo per capirle, ed ho visto che esse sono un Principio unico dalle molte ramificazioni. Non imporre dunque ad un essere umano d'adottare questa o quella religione, perché s'allontanerebbe dal Principio fondamentale: cerchi [l’essere umano] il Principio stesso, Colui in cui si elucidano tutte le grandezze e tutti i significati; e capirà".

Per me questo significa (per insegnamento del Corano e dei maestri Sufi) che LE RIVELAZIONI (tutte), I TESTI SACRI (tutti), I PROFETI (tutti), vengono da DIO, un UNICO Dio, sempre il medesimo. Ciò, con evidenza, inizia a mostrare un modo specifico di pensare a Dio.

Il Corano afferma (2ª 62):

"Sì, i musulmani, gli ebrei, i Cristiani e i Sabei, chiunque ha creduto in Dio e nel Giorno ultimo e compiuto opera buona, per costoro la loro ricompensa presso il Signore. Su di loro nessun timore, e non verranno afflitti."

E dice ancora (2ª136):

"Dì: noi crediamo in Dio, in quel che ci ha rivelato, e in quello che ha rivelato ad Abramo, a Ismaele, a Isacco, a Giacobbe, alle Tribù, in quel che è stato dato a Mosè e a Gesù, e in quel che è stato dato ai profeti dal loro Signore: noi non facciamo differenza alcuna con nessuno di loro. E a Lui noi siamo sottomessi."

"Il Giorno del giudizio finale tu vedrai ogni comunità religiosa inginocchiata; ed ognuna verrà chiamata verso il suo Libro; ed allora verrete giudicati per le vostre azioni, non per le vostre religioni"

Corano, 45ª28; ripetuto in 17ª71

Mi pare blasfemo ritenere che Dio abbia "commesso degli errori" e che vi possa essere una Sua rivelazione migliore di altre, o che abbia rivelato cose diverse e contraddittorie in luoghi e momenti diversi.

Piuttosto, ritengo corretto pensare che il messaggio di Dio sia il medesimo in tutte le rivelazioni e che Egli abbia "parlato", in tempi e luoghi diversi, a popoli diversi, utilizzando per conseguenza idiomi, concetti e parabole adatte ad essere compresi in quella specifica situazione da coloro che erano destinati a riceverli.

Questo genere di riflessioni, a mio modo di vedere, ci avvicinano a ciò che ci unisce, piuttosto che spingerci verso ciò che ci divide; non siete d’accordo?

Ecco un pensiero simile di un mistico ebreo dell’11° secolo, Bahya bn Paqùda; nella sua Introduzione ai doveri del cuore, scriveva:

"I Libri Sacri traducono questi concetti usando parole molto concrete e familiari agli uomini. Se qualificassero Dio con gli attributi che Gli convengono, se esprimessero le cose dello spirito con linguaggio spirituale, noi non ne capiremmo né le parole né lo spirito. E’ impossibile adorare un Essere che non conosciamo, rendere culto a ciò che ci è sconosciuto. E’ necessario dunque che le parole e quel che traducono siano a misura dell’intelligenza degli uomini cui si rivolgono. Le realtà penetrano nei cuori anzitutto sotto la forma materiale espressa dalle parole. Poi dobbiamo sforzarci di conoscerne la saggezza, di scoprirne il senso, con intelligenza e penetrazione, per riconoscere che si tratta solo d’espressioni approssimative e di figure retoriche. In effetti, il significato autentico è troppo sottile, elevato, vasto e profondo perché noi possiamo capirne la simbologia divina."

L’uomo dotato d’intelligenza si sforzerà di spogliare le parole della loro scorza corporea per scoprire la realtà che esprimono. Il suo spirito si eleverà di grado in grado fino a raggiungere, secondo la sua forma, la realtà dell’essere (…). Dio chiede all’uomo di fare solo ciò che è in grado di fare, secondo la forza del suo spirito, della sua intelligenza e dei suoi mezzi.

Sono consapevole delle differenze significative tra le nostre religioni; se muoviamo da queste, o su queste ci arrocchiamo, ritengo difficile un dialogo efficace.

Se invece dico: "il Dio di Abramo", non ci riconosciamo, forse, tutti in Lui?

Allora, al di là delle divisioni e delle differenze, troviamoci su quanto di grande e fondante ci unisce. Siamo figli di un unico padre, onoriamolo amandoci come Lui ci ha insegnato!

Seyyd Hossein Nasr, grande filosofo iraniano contemporaneo, scrive:

"La Pace non è mai raggiunta proprio perché dal punto di vista metafisico è assurdo aspettarsi che una cultura consumistica ed egoistica, dimentica di Dio e dei valori dello spirito, possa darsi la pace. La pace fra gli esseri umani è il risultato della pace con se stessi, con Dio, con la natura, secondo una componente etica che abbia superato false morali, preconcetti, interessi unilaterali e presuntuose ignoranze. Essa è il risultato dell’equilibrio e dell’armonia che si possono realizzare soltanto aderendo agli ideali precipui delle correnti mistiche. In questo contesto è quindi di vitale importanza la pace fra le religioni."

Ed il Corano recita:

(11ª118) "Se il Signore avesse voluto, avrebbe fatto delle genti una sola comunità."

La varietà di comunità serve dunque, come indica il Corano, perché esse si confrontino reciprocamente e nessuna prevarichi su altre.

Amos Luzzati (di religione ebraica), alla tavola rotonda di apertura del Sinodo Valdese di quest’estate, ha osservato che non è sufficiente sostenere la necessità del dialogo; necessita porre le basi perché il dialogo dia frutto.

Egli ha sostenuto con determinazione che il successo del dialogo passa attraverso la conoscenza dell’altro.

Conoscere la religione dell’altro, i suoi fondamenti storici, I SUOI LIBRI SACRI e la sua tradizione, consente di afferrare come IN VERITA’ anche una tradizione differente dalla nostra è frutto di una teofania, di un intervento di Dio nella storia dell’uomo!

Conoscere aiuta a sconfiggere la paura dll’ignoto, troppo spesso matrice di rigide chiusure ed anticamera di radicalismi e scellerati conflitti.

Io prego affinché gli uomini di fede, coloro che fissano il loro sguardo in Dio, comprendano ed insegnino che non possono esservi divisioni a causa della religione perché tutte le religioni vengono dallo stesso Dio ed Egli ama tutti i suoi figli dello stesso amore, con eguale intensità.

Che iniziative come quella di questa sera possano moltiplicarsi e dare risonanza a questa voce.

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