ETICA ISLAMICA IN OSTETRICIA

       LA DONNA MUSULMANA E IL PARTO ( INFORMAZIONI PSICOLOGICHE E RELIGIOSE ).

ospedale San Martino di Genova 2001-università di medicina-

 Nazzareno Venturi prof. in scienze psico-pedagogiche e storico religiose.

 

Occorre subito in modo chiaro distinguere la religione islamica dagli  aspetti sociologici caratterizzanti i popoli musulmani. In altri termini le costumanze di etnie e di  singoli individui musulmani sovente non sono l'espressione del Corano, che è il testo sacro dell'Islam, ma di tradizioni più o meno locali. Questo significa che quando dovete rapportarvi nel vostro campo medico con una donna musulmana è opportuno tener presente soprattutto l'etnia, la sua estrazione culturale, prima ancora della sua religione. In diverse zone africane, per esempio, viene praticata l'infibulazione (ossia la cucitura delle labbra della vagina) o la clitoridectomia (l'escissione della clitoride) sia tra i cristiani sia tra i musulmani.  Sovente ciò viene fatto passare come rito religioso quando è condannato sia dalla legge islamica  sia da quella cristiana. Evidentemente ci si trova di fronte a retaggi culturali primitivi pre-islamici e pre-cristiani, frutto di una visione del mondo patriarcale che in questo modo garantiva la verginità della donna. Una donna concepita come proprietà del maschio, e per far questo non si esitava a negarle   ogni suo diritto. L'escissione della clitoride , tra l'altro, significa privarla di un organo di piacere, eppure è frequente notare queste donne vantarsene,  si sentono "accettate e normali"  rispetto al clan: hanno fatto quel che si doveva fare! Questa è la forza dell'inconscio condiviso, quel substrato atavico in cui si sedimentano comportamenti ripetuti e fissati in un gruppo. Purtroppo la normalità non è il comportamento più ragionevole e sensato ma quanto è fatto e pensato dai più. Ne consegue che chi non soddisfa la regola viene ritenuto in difetto e si sente esso stesso in difetto, in stato di colpa, in quanto offende quell'irrazionale senso del "così va fatto" privato di una motivazione adulta e responsabile. I comportamenti vengono dalle culture primitive caricati di significato religioso e questo contribuisce a rinforzare le tradizioni anche dannose. Che poi esse siano strumentali a quanto torna comodo ad una parte (ai capi religiosi, al dominio patriarcale e maschilista) non se lo chiede  nessuno. Ma non andiamo lontano per comprovare tutto ciò. Soprattutto nelle zone del meridione d'Italia, prima della abrogazione dei manicomi, si usava rinchiudere la ragazza che aveva perso la sua verginità e aveva offeso l'orgoglio della famiglia. Quest'ultima puliva così l'ignominia eliminando la fonte di scandalo, quanto aveva alterato lo schema di normalità del gruppo.

Queste precisazioni vanno fatte per renderci conto di quanto dobbiamo essere attenti alla provenienza etnica e culturale della persona. Non è l' Islam ad aver determinato certe usanze e schemi comportamentali ma sono questi che si sono islamizzati. Se il musulmano seguisse con intelligenza e buon senso il suo testo sacro, il Corano, si comporterebbe in modo aperto, tollerante ed  evoluto. Il Corano impegna il fedele (muslim) ad accettare  le altre religioni come provenienti da Dio, ridà dignità spirituale e sociale alla donna, negata fino allora in Arabia, prima del settimo secolo a.C. , fa evitare costrizioni e violenze ed ogni sorta di prevaricazione sulla natura e sugli uomini. Un testo, anche da un punto di vista laico, illuminato, rivolto dapprima a persone rozze e dure come erano i beduini del deserto, bisogna quindi saperlo leggere nelle contestualità, ma con piani di lettura e di significato profondo universali. Democratico poiché vede tutti uguali davanti a Dio, uomini e donne, e invita al dialogo tra tutti prima di ogni decisione, la quale mai deve mancare di tolleranza, equanimità, buon senso.

Ricordo infine che il fondatore dell'ostetricia è stato l’eminente medico musulmano alRazes morto nel 1037, quando l'Islam era il faro culturale dell'epoca. Detto ciò possiamo entrare nei dettagli sapendo che non tutto e talvolta poco di quanto viene fatto passare come islamico  è veramente tale.   A voi.

Quale è la condizione della donna nei paesi islamici ? Come vive l'essere madre?

Dipende dalla zona, come si è detto. Nell'Indonesia, per esempio, la donna gode addirittura dei vantaggi e privilegi, oltre a quelli stabiliti dal Corano, che una visione matriarcale della vita pre-islamica ha lasciato in eredità. In occidente viene presentata emblematicamente la donna islamica completamente infagottata, dove nessuna parte del corpo è visibile compresi gli occhi, tutta in nero a cominciare dai guanti. Il burqa, sia rigorosamente chiaro, è solo un costume, non è un dovere stabilito dal Corano, il musulmano e l'occidentale che lo presenta come un obbligo islamico è certamente in malafede o male informato. Il Libro consiglia solo la decenza, il non mostrare le parti intime (sesso e seni) agli estranei, la nudità è consentita solo davanti ai parenti ed ai bambini. Il velo che difendeva la testa di tutti i beduini dal sole cocente, maschi e femmine, dice il Corano, deve servire alla donna per coprire anche i seni. Ecco la funzione del chador. Evidentemente l’esasperazione del vestiario femminile è  dovuta a ingiunzioni  patriarcali, le stesse a inventare certi adith fasulli (detti del profeta) come questo: "La donna che tocca con la mano un altro uomo che non sia suo marito sarà trascinata con quest'arto nell'inferno a bruciare". I musulmani autentici e colti sono inorriditi dallo scempio che è stato fatto dei detti del profeta, i quali, per quanto non abbiano il valore e l'attendibilità sicura del Corano, quando sono abbastanza degni di fede, sono anche permeati di  buon senso e ragionevolezza. Certamente  non si può imporre alla donna né di usare o di non usare il velo ( se non in moschea dove è obbligatorio). La prevaricazione sulla donna da parte dell'uomo può succedere più frequentemente nei villaggi, nelle zone rurali e lontane dalle città,  secondo arcaici stili di vita che l'Islam non è riuscito a modificare.

Laddove è costretta in casa a fare figli, e soprattutto che siano maschi, evidentemente la donna è vittima  di queste consuetudini in cui all'uomo era assegnato un ruolo predominante  (una civiltà, sia detto per inciso, non dovrebbe essere né patriarcale né matriarcale, né femminista né maschilista, ma semplicemente “umana” ). Essa può sentirsi in colpa verso il marito se non riesce a dargli il maschio. In certe situazioni più ha figli più acquista onore nel clan. V'è da dire che laddove l'Islam è la religione dominante in Asia la pratica di uccidere le femmine è praticamente sconosciuta. Questo perché ogni essere umano deve essere salvaguardato per l'Islam ( sia chiaro : si intende ogni nato, non un feto) . Indubbiamente la nascita del maschio, in certe zone, è motivo di vanto  per l'uomo, rassicurato di avere così una discendenza ( come se la femmina non portasse anch'essa il 50% dei geni del maschio ). Per la madre, naturalmente, è indifferente partorire un maschio od una femmina, solo per condizionamento sociale può essere indotta a condividere l'orgoglio del padre verso il maschio.

Si è detto sulla pratica di eliminare le femmine. Ciò succede in India, nell'Indocina ed un tempo in Cina prima che il governo attuasse una necessaria politica di regolamentazione delle nascite. Piuttosto che i contadini uccidano essi stessi le bambine o vendano i "bambini in più" al mercato della prostituzione, od al traffico degli organi come drammaticamente succede , una drastica politica di controllo delle nascite che incentiva l'aborto del secondo e soprattutto del terzo figlio è infinitamente più auspicabile. Vero e condannabile è invece che questa politica è disumana nei confronti degli handicappati,  praticamente reclusi e  fatti morire.

L'aborto ed il profilattico sono consentiti dall'Islam ?

Sì. E' prevista una serie di circostanze in cui la donna può abortire. Il feto, come è opinione di molti uomini di scienza laici, non è considerato essere umano quando nelle prime settimane non si è ancora strutturato il sistema nervoso. Ma deve essere la donna a decidere di abortire od essere consenziente. Tra i motivi lasciati alla donna, il primo è se la gravidanza  mina la sua salute ma anche la sua bellezza, e pure la valutazione delle condizioni ambientali in cui il nascituro si troverà a vivere. Nell’Islam il diritto all’affetto è molto sentito anche perché il profeta era orfano. L’abbandono affettivo equivale eticamente ad un assassinio. Poiché l'amore sessuale non è visto come cosa "sporca" ma come una delle cose belle della vita benedette da Dio, i musulmani fanno l'amore per gioia, per assaporare l'intimità totale. Quindi l'uso del profilattico è frequente, una volta ci si arrangiava con preservativi non del tutto igienici, realizzati con  pezzi di intestino di animali (non di maiale sicuramente), oggi sono a disposizione ottimi profilattici anche distribuiti gratuitamente come in Iran. Questo modo di vivere la sessualità ha evitato molte delle devianze tipiche dell'occidente dove una cultura repressiva e maligna nei confronti della sessualità ha sviluppato alterazioni di vario genere, dalla pedofilia a sadomasochismi a casi di omosessualità non genetica.

Come vede l'Islam la politica sul controllo delle nascite?

Alla conferenza internazionale del Cairo sui problemi demografici l'Islam non ha opposto seri   vincoli anche perché localmente, già per conto proprio nel corso della sua storia, ha applicato una politica di controllo delle nascite in caso di sovrappopolazioni. Come dato di cronaca ricordo che la conferenza è stata ostacolata  solo dai rappresentanti della Chiesa cattolica. Ricordo ancora  che successivamente è stato indetto dalla stessa Chiesa romana anche un mini congresso di scienziati cattolici per riconoscere se veramente la sovrappopolazione mondiale costituisca un grave problema: esso ha confermato grossomodo le posizioni del Cairo a dimostrazione che talvolta la serietà professionale e l'obiettività superano i preconcetti. L'equazione sessualità e fare figli ,"l'andate e prolificate" incosciente non è quindi presente nell'Islam: il Corano ricorda: " Sappiate che la vita presente è gioco e distrazioni, orpello e rivalità e vanagloria per le ricchezze e i figli, null'altro. Come la pioggia: la vegetazione che essa produce piace ai coltivatori, poi si guasta, la vedi ingiallire, si secca, si sbriciola”(57-20) .Quindi, vedete, la vanagloria di mettere al mondo tanti figli, menzionata dal Corano, stride con l'orgoglio maschilista di qualche musulmano. Comunque sia l'Islam è consapevole dell’esistenza di un'altra equazione reale, con cui bisogna fare i conti: povertà – guerra - sovrappopolazione- distruzione ambientale. Se nei paesi islamici l'incremento della popolazione è comunque abbastanza forte ciò è dovuto alla difficoltà di sensibilizzare alla consapevolezza grosse fasce della popolazione, soprattutto rurale.

Come mai i paesi dell'Islam ed in genere del terzo mondo sono assai fertili in fatto di nascite ed al contrario i paesi ricchi?

Teniamo presente dapprima i dati. La popolazione mondiale ha superato i sei miliardi di anime. Solo 100 anni fa ne contava 1 miliardo e mezzo, mille anni fa mezzo miliardo, e ai tempi di Cristo 160 milioni. Questo offre l'idea del recente vertiginoso incremento della popolazione umana su questo piccolo pianeta. Ogni anno aumenta di  80 milioni di vite, ed aumentano pure le morti infantili per fame e malattia ( in media una ogni 3 secondi). La crescita  è soprattutto a carico delle zone del terzo mondo (Africa, Asia, Sud America). La popolazione è stabile se non talvolta in  calo più o meno lieve nei paesi ricchi, calo abbondantemente colmato dall'immigrazione  dal terzo mondo. A cosa si deve questa interruzione dell'incremento demografico nei paesi nord occidentali? Tra le concause isoliamo due fattori principali: il primo è un reale aumento di sterilità dovuto ad abitudini di vita scorrette ed ad una minore selezione naturale. La medicina permette la sopravvivenza e la possibilità di generare anche ai più deboli ( ed è giusto che sia così in quanto ognuno ha diritto ad esistere). Inoltre in una civiltà non basata sull'agricoltura  i figli non sono un vantaggio economico   (laddove per il contadino del terzo mondo sono braccia in più che lavorano) né vengono sentiti come  l'unica soddisfazione della vita. Ma soprattutto consideriamo che una civiltà arriva ad un apogeo e poi si cristallizza, si ripiega su se stessa, sulla propria difesa,  perdendo quello slancio vitale, quella carica biologica tipica di chi deve sopravvivere. Qui c'è maggiore selezione, non c'è uno status quo da difendere, niente da perdere, ma tutto da guadagnare. Questo provoca differenze   psicosomatiche negli uni e negli altri, compresa anche la fecondità. Ed è stato così che l'impero romano è crollato a causa dei barbari, o la civiltà della valle dell'Indo. Diciamo che è un processo storico fisiologico.

Si parlava anche di cattive abitudini degli occidentali. L'allattamento naturale spesso è sostituito precocemente da quello artificiale che arricchirà pure qualche multinazionale ma impoverisce  il neonato sotto il profilo fisico (con il latte materno passano anche le difese immunitarie) e psicologico in quanto il contatto con la madre significa sicurezza, affetto, esistenza. Cattive abitudini nel vestiario. Gli slip attillati per esempio. In questo modo la temperatura dei testicoli che dovrebbe essere inferiore a quella del corpo è identica ad esso, ciò secondo attendibili ricerche può provocare infertilità. Le posture: nella cultura soprattutto europea l'uomo deve camminare senza muovere le natiche ed il ventre, da soldatino: ottimo mezzo per essere impotenti bloccando la fluidità dell'energia. Insomma tutto ciò evidenzia  l'allontanamento dai ritmi naturali. Perché dunque sorprendersi della mancanza di fecondità fisica dei paesi ricchi? Ma non è questa che deve preoccupare, ossia il dato quantitativo, ma il corrispettivo qualitativo  psicologico, la creatività.

Tenendo conto degli harem e della poligamia la donna islamica quale ruolo poteva e oggi può avere?

L'Islam consiglia fortemente il matrimonio, poiché la carica sessuale deve sfogarsi  bene. Ciò evita che l'uomo viva la sessualità in modo deviato o cercando il piacere nella prostituzione ( l'andare con le prostitute è sovente sintomo di problemi psichici, di conflitti con la madre irrisolti: In Europa 1 maschio su 10 si concede questo tipo di rapporto ). Sono permesse fino a quattro mogli, e una sorta di legittimo concubinato (matrimonio temporaneo). Una regola, oggi sempre meno adottata, da valutare nel quadro storico, essa risolveva il problema dell'eccedenza di femmine rispetto ai maschi ( e una volta molti maschi morivano in battaglia). La donna  viveva e vive ancor oggi di più in quanto conduce,  in media, una vita  più sana e meno pericolosa rispetto all'uomo. Comunque la donna può divorziare e può rivendicare i suoi diritti se l'uomo la trascura, anche sessualmente. Il matrimonio nell'Islam è un contratto giuridico, non un sacramento come per i cristiani, e  si può sciogliere con il divorzio. Di norma i figli più piccoli vengono affidati alla madre. E lecito per gli uomini musulmani sposare donne cristiane ed ebree (che costituiscono la gente del Libro) ma non viceversa. Questo perchè nell'Islam l'uomo è il capofamiglia e deve mantenere la donna. Essa poi  è libera di mantenere la sua religione. Quindi l'uomo può sposare fino a quattro donne ma è tenuto ad essere imparziale con loro, economicamente, affettivamente, sessualmente:  impresa improba che riduce praticamente le mogli che si può permettere ad una e ce n’ é d'avanzo…

Per pura ignoranza si favoleggia che negli harem il sultano possedeva centinaia di mogli. Solo quattro erano le mogli che poteva permettersi, il resto delle donne dell'harem era costituito da cameriere (odalische). Esse non erano recluse come monache di clausura ma avevano ampi spazi di libertà. Negli harem non c'erano uomini ma eunuchi, figure tutt'altro che  insignificanti. Non solo potevano assumere certi poteri e responsabilità anche per la loro cultura, ma dilettare le odalische con le loro imprese sessuali. Infatti la mancanza di testicoli  rende l'uomo infecondo (poiché in essi vengono prodotti gli spermatozoi), ma non lo priva del piacere. L'orgasmo però è più lento ad arrivare per cui il lungo rapporto, armonizzandosi coi tempi più lenti della donna,  era assai apprezzato da questa. Insomma, il sultano era tranquillo di non trovare l’harem disseminato da figli non suoi, questa era la cosa importante. In certi casi la "sultana" ha assunto dopo la morte del marito il potere effettivo in attesa della maggiore età del figlio ma la sua attività, anche prima, non si limitava ad essere di buona madre, essa si inseriva negli affari politici, nella vita di corte in modo cospicuo.  Rimando al buon libro di Gabriele Mandel "harem" ed. Rusconi. 

In diversi paesi islamici , compreso l'Iran sciita ( la minoranza islamica ad avere dei rappresentanti religiosi, gli ayatollah, mentre la maggioranza sunnita ha solo dei teologi e delle guide alla preghiera) la donna ha cariche politiche, responsabilità nel campo civile e scientifico, ha un ruolo importante nella società. I mezzi di informazione occidentali spesso dipingono ad arte una immagine dell'Islam e della donna musulmana in particolare, assai fosca e non corrispondente alla realtà. Esaltano casi e situazioni negative, che indubbiamente esistono, ma non dappertutto costituiscono la norma.

Come vive la sua eventuale sterilità il maschio musulmano?

Il buon musulmano dirà semplicemente: Se Dio vuole così, così sia." Ma per andar oltre  dobbiamo nuovamente  considerare fatti di  costume e credenze etniche del "terzo mondo" .  Laddove il maschilismo è forte, l'avere tanti figli, soprattutto maschi, è motivo di onore e di orgoglio. Se non ha figli (e questo soprattutto succede in Africa) la colpa è della donna. La superstizione popolare  imputa la causa dell’infecondità anche al classico malocchio, a qualche diavoletto tra i piedi. Ed allora lo stregone compie i suoi rituali magici che possono avere il loro effetto psicosomatico. Pure nella chiesa cattolica un vescovo africano, monsignor Milingo, ha esportato queste performance esorcistiche primitive con un certo successo. Ma qualsiasi psichiatra, anche ateo, con buone capacità di attore, potrebbe mettere in scena le stesse cose con identico successo in quanto gli effetti psicosomatici avvengono non per motivi arcani ma seguendo processi biochimici partendo dalla suggestione. Dell’effetto placebo sappiamo tutti.

Quale è la regola base da seguire quando una donna musulmana viene a farsi visitare ed è in cura?

Considerare prima di tutto la provenienza, l'etnia, il suo ambiente. In diversi casi il marito preferisce che sia una donna e non un uomo a visitarla. Essa stessa potrebbe avere una visione fondamentalista, fanatica e non per colpa sua. Assorbiamo con il latte materno certe credenze ed emozioni, ed è sentito come normale solo quanto è stato assimilato nell'infanzia, per cui non è colpa loro quando portano valori ingenuamente primitivi. Se la donna e l'uomo sono veramente musulmani tenete presente soprattutto che la carne di maiale e l'alcool sono vietati. Questa è una regola igienica dettata dal Corano. Infatti la carne grassa di maiale, i suoi insaccati sono facilmente intaccati dai germi, processo che aumenta a dismisura nei paesi caldi, col rischio di infezioni di botulismo, salmonellosi, epatite di tipo “a”, eccetera. Questo cibo, soprattutto nei salumi, poi, essendo ipercalorico, diventa particolarmente dannoso nei climi equatoriali e tropicali. Gli effetti negativi dell'alcool li conosciamo tutti.

Come è vissuta la mestruazione e la condizione della donna prima e dopo il parto?

Per l'ennesima volta ricordo l'importanza del substrato di credenze pre-islamiche da luogo a luogo. In certe culture   durante la mestruazione la donna si sente ed è considerata impura. Per motivi igienici è indubbio che l'accoppiamento è sconsigliabile, il Corano lo vieta (2,222). In genere nei paesi musulmani la donna prima e dopo il parto è circondata da particolare attenzione e cura da parte delle altre donne, soprattutto  parenti, e dal marito. Si verifica insomma quanto è naturale ed umano. Ci sono comportamenti e linguaggi   universali. Così come un sorriso inequivocabilmente ispira dolcezza e benevolenza ovunque, sia che sorrida un esquimese sia un aborigeno australiano, così la felicità dell'avere in grembo un figlio o di averlo fatto nascere si estende dalla madre agli altri, parenti ed amici.

Esiste disparità di trattamento delle donne in campo medico nell'Islam?

No. Ognuno è uguale davanti a Dio, tutti sono positivi davanti a Dio e gli stati islamici, in linea di massima, si adoperano per evitare discriminazioni in fatto di trattamento sanitario. Ma ovviamente in certi contesti culturali, soprattutto in Africa, ci sono donne che nel clan hanno particolare importanza e sono circondate da più attenzione. In caso di malattia ricevono assistenza al contrario di altre che ricoprono nel gruppo un ruolo minore.  Anche in occidente la donna  ha più facilità a farsi curare se è ricca. Nei paesi occidentali , in modo maggiore o minore,è il soldo a fare la differenza, dalle cure mediche alla giustizia, relegando spesso la democrazia e la libertà a operazioni di facciata e di demagogia.

Ci sono riti dell'infanzia nell'Islam?

Importante è soprattutto il rito della circoncisione per i maschietti. Rigorosamente non è obbligatorio per essere musulmani (il Corano non ne parla) ma è un costume diffuso e consigliabile per igiene nei paesi caldi. Anche in Occidente è praticato in campo medico per la fimosi. E' solo un taglietto nel prepuzio che permette una migliore pulizia . Inoltre allunga il tempo del coito in quanto l'irrorazione sanguigna procede più lentamente.

Esiste anche un rito battesimale. Appena nato  si tagliano al bambino i  capelli ed il padre immola almeno una vittima animale. Ciò si compie nell'ampia cerchia di parenti ed amici  in un clima festoso. Un rito che evoca tradizioni propiziatorie pre-islamiche. Come ho inizialmente detto la pratica rituale primitiva della clitoridectomia e  dell'infibulazione è severamente proibita dall'Islam.

L'omosessualità come è vissuta nell'islam?

In certi stati islamici   l'omosessualità è stata punita addirittura con la morte, è vero, ma ciò va contro l'insegnamento del Corano. "Se due fanno quella cosa apertamente ammoniteli, ma se si ravvedono lasciateli stare poiché Dio è Compassionevole e vuole il bene” (4,16). Poiché il Corano vieta di uccidere se non in caso di legittima difesa (quindi anche una guerra è legittima solo se si è assaliti, come era successo in Afganistan con l'invasione russa) ciò significa che è illegittima la pena di morte. Il Corano non consente, almeno così si deduce,  l'esibizione dell'omosessualità ed il vantarsi di essere gay, diremmo oggi. Ma in diversi brani il Libro invita ad astenersi nel condannare anche a livello morale,  mantenendo saggezza e tolleranza. L'altro nome del Corano (oltre a Recitazione) è il "Distinguente". Sappiamo che ci sono casi di omosessualità genetica. Se uno nasce in una certa situazione non deve vivere ciò come una colpa. Si aggiungano altre variabili in cui interagiscono fattori sociologici e la storia individuale.  Ci sono, peraltro, anche casi di omosessualità  da ascriversi a devianza. Vari sono i fattori che la determinano e tra essi l' Edipo . Freud  in certi casi ( a prescindere dai suoi svarioni sulla psicologia infantile ben evidenziati da A. Miller ) non ha inventato nulla ma  solo scoperto  situazioni psichiche di cui avevano già parlato i medici sufi (i mistici-scienziati dell'islam) già nel medioevo. Ed è indubbio che la civiltà occidentale nel suo gioco conflittuale di repressione sessuale e liberalizzazione anarcoide dei costumi ha contribuito a facilitare la diffusione di tali complessi.

Come vive il dolore del parto la donna islamica?

In generale esprimendo il dolore. Non bisogna avere paura di esprimere i propri sentimenti, sensazioni ed emozioni nella misura in cui il principio di realtà lo consente. Questo permette di liberare l'energia che altrimenti si coagulerebbe a danno psicosomatico. Il pianto, l'urlo, la rabbia, il riso, il sesso principalmente, sono valvole di sfogo che non devono essere ostruite. La partoriente vive intensamente il contatto col figlio subito dopo il parto, come natura vuole,  mentre in occidente alla donna viene traumaticamente sottratto il neonato come se fosse un prodotto industriale. Poi gli viene restituito confezionato. La donna islamica è libera quindi di esprimere il suo dolore come la sua felicità e questo non può non essere considerato positivamente ed imitato in una cultura come la nostra, troppo spesso genitoriale e condizionata dall'etichetta, incapace di esprimere l'autenticità del vissuto, di amare, di soffrire e di gioire.

VEDI APPENDICE

(ogni trascrizione parziale o completa dei saggi pubblicati sul caravanserraglio, spesso provenienti da pubblicazioni protette da copyraght, può essere fatta solo tramite autorizzazione)

 

 

 

 

 

 

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