CAMMINANDO PER ISTANBUL

 

 

 

Poche parole prima di passare ad altre immagini per ricordare una città che ha concentrato in sè la memoria culturale dell'occidente e dell'oriente. Col nome di Costantinopoli mantenuto fino al 1760 (Bisanzio fino al 330) fu la capitale dell'impero bizantino, residuo dell'impero romano d'oriente, ed ancor prima punto strategico degli scambi commerciali e quindi culturali  con l'Asia. Scambi che si perpetuarono nei secoli  fino a gemellaggi con altre città (basti ricordare il quartiere genovese  dei tempi delle repubbliche marinare). Crocevia dei traffici che si propagavano in  tutta la Turchia (di cui oggi sono muti testimoni gli spesso diroccati  caravanserragli ,  luoghi in cui i mercanti, viaggiatori e   soldati potevano sostare e trattare )  non solo commerciali poiché   ognuno portava con sé  le idee e le informazioni scientifiche, religiose del proprio paese d'origine  ( Ricordo il volume di G.Mandel "i Caravanserragli Turchi" Lucchetti ed.1988 con uno splendido repertorio fotografico ).  Questo avvenne fortunatamente nella terra di un popolo aperto ad ogni novità, pronto a far tesoro dell'esperienza degli altri. I turchi ripresero la cultura greca, latina, persiana...e la riversarono nuovamente nell'Europa cristiana soprattutto attraverso le confraternite sufi. Mai mancò il senso cosmopolita e  la tolleranza nei confronti di altre etnie, dagli Armeni ai Kurdi (che occupano ed occuparono incarichi prestigiosi e perfino la presidenza dello stato) checché ne dica  il contrario una propaganda basata sull'ignoranza o sulla malafede .  L'impero ottomano mostrò equità nei confronti dei popoli sottomessi lasciando libertà di culto ed evitando  vessazioni insopportabili con le tasse (come del resto vuole  lo spirito stesso dell'Islam il quale impone  rigorosamente il rispetto d'ogni popolo e di ogni fede :  ciò spiega fondamentalmente l'espansione dell'Islam giacchè conveniva a molti popoli questa dominazione) . Infine le illuminate riforme di Ataturk diedero l'assetto attuale alla Turchia, laica e democratica.

il ponte sul bosforo-foto n.venturi

il ponte sul Bosforo

la moschea blu- foto ed elaborazione immagine n.venturi

La moschea blu

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Paese che vai e piccolo o grosso imbroglio che trovi. Questa è la tecnica per spiazzare il turista: gli si chiede se ha una sigaretta, avendola ottenuta il lustrascarpe  manifesta il desiderio di  sdebitarsi  pulendo almeno le scarpe.  Subito dopo pretende  2.OOO.OOO di lire  (10.000 italiane). Ma in questo caso sono strategie di poveretti...ben altre sono le truffe!

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Bellezza felina turca, senza veli, sui gradini della moschea blu. I gatti non mancano anche ad Istanbul,  rispettati dovunque come vuole lo spirito dell'Islam.  Ma anche gli animali  utilizzati  per consumarne le carni, come vacche e polli vengono trattati con riguardo . Alla loro uccisione per dissanguamento ( non meno indolore delle scariche elettriche o del colpo di pistola) si invoca la misericordia divina, ed in certe zone anche quando si taglia   un albero. Ed allora l'alimento è "alal" ossia puro . Ciò evita il senso prevaricatorio nei riguardi della natura e ricorda la comunanza  di ogni creatura nella vita terrena. Validissimo a tal proposito il testo di S.H.Nasr "l'uomo e la natura" ed.Rusconi.

Il negozio  del barbiere può stupire il turista ma ancor  più sorprende, nel gran bazar,  lo spirito di collaborazione   tra i vari esercenti tutti raggruppati nella stessa zona secondo le merci. C'è la "via" dei venditori di tappeti, di gioielli, di oggetti antichi etc. Se non si trova un qualcosa  in un negozio, sarà il venditore stesso a cercarla da un collega o ad indicarlo. Questo è nello spirito delle arti e dei mestieri dove la collaborazione supera la competizione, la concorrenza esasperata,  piaga dell'occidente moderno.

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Un giovane lustrascarpe. Sono molti i bambini che cercano di portare a casa qualche spicciolo vendendo giocattoli o pulendo le scarpe. Così come gli adulti con guide turistiche, fotografie o strumenti musicali. Ognuno si arrangia come può.

 

Un carretto pieno di dolci fragranti.  Dalla semplicità casalinga a rinomati ristoranti  che la cucina sia un'arte è risaputo ma non solo per via del fine di mangiare bene. La scelta delle materie prime, la loro preparazione e presentazione sono anche metafora di ogni gesto della vita dove si sceglie e si assimila continuamente, o dove si cerca di dare qualcosa di "buono"agli altri. La mentalità consumistica rende questo paragone a molti indigesto ma basta rifletterci un poco su per capirne il senso, certo è che con una vita indaffarata nell'habitat occidentale va benissimo anche il panino o la pizza e non è il caso di fare i pesci fuor d'acqua...

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Piatto di grande valore (esposto in un museo di antiche ceramiche ad Istanbul) con un quadrato magico che serve per ricordare il proprio nome a chi se lo fosse scordato, piuttosto, scherzi a parte, il valore numerico del nome. Secondo antiche dottrine ben prima di Pitagora il numero non è solo un modo per esprimere realtà metafisiche (l'Uno di Plotino, la Diade o polarità maschile-femminile,passivo ed attivo, il Tre che compare anche dallo gnosticismo greco nelle enunciazioni cristiane sul divino etc.) ma il divenire stesso della vita, per cui tutto è decodificabile in numero, in sequenze ordinate anche laddove sembra il caos (l'indecifrato) .  Se il mondo ha un'intelligenza che lo guida deve pur avere un suo ordine, un suo senso secondo ritmi   geometrici e matematici...

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Non è una cattedrale ma una delle sale dell'harem nel palazzo topkapi. Qui le "sultane" hanno avuto durante l'impero ottomano un ruolo tutt'altro che di povere donne segregate o costrette in una vita di clausura. Attraverso intrighi di potere hanno  guidato perfino le sorti dell'impero, talvolta positivamente altre verso lo sfacelo. Insomma l'harem non è una riproduzione terrena del simbolico paradiso d'amore con tanto di huri. E' pur vero che nel palazzo si possono ammirare effetti artistici notevoli, degno sfondo delle bellezze femminili che lo ospitavano . (vedi di G.Mandel "harem" ed.Rusconi)

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Uno dei medaglioni che ricordano a Santa Sophia i quattro califfi ben guidati. Santa Sophia (eretta per la prima volta nel 325 e fatta ricostruire nel VI secolo da Giustiniano) è stata per secoli luogo di culto cristiano eppoi islamico da quando Maometto II nel XV secolo la fece trasformare in moschea ( la moschea è un luogo d'incontro e di preghiera, quindi non è paragonabile ad una chiesa cristiana). Oggi è adibita a museo. Se l'edificio è un capolavoro architettonico imponente non deve far dimenticare minimi particolari, dai simboli scolpiti nella pietra alle finezze nascoste dalla percezione armonica dell'insieme

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Albero secolare nel parco della moschea blu. Ce ne sono di stupendi sparsi dappertutto.  Le colline intorno ad Istanbul  sono ricche di boschi e paesaggi che terminano nel mare. Veramente un godimento degli occhi.

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...finalmente gatta gnignetta ritrova a casa l'autore di questo breve reportage

 

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