MISSIONARI SAVERIANI


Marzo 2005

 

Sufismo La via mistica dell'Islam

islam.gif (36447 byte)

Quando in Europa l'Impero Romano fu annientato dalle popolazioni barbariche, la Chiesa ne mantenne intatti gli alti valori e la lingua, e i monaci, nei loro conventi, ne perpetuarono gli insegnamenti e i contenuti. Allo stesso modo, quando il mondo islamico, luminoso esempio di civiltà e di cultura, fu invaso dai mongoli, il Corano ne salvaguardò i valori, e i sufi, con le loro confraternite, ne perpetuarono gli insegnamenti e i contenuti.

CHE COS'È IL SUFISMO

I l sufismo è la via mistica dell'Islam; se non si è musulmani non si può essere sufi, così come i monaci sono i mistici del cristianesimo. Esso è una realtà altamente complessa, intelligibile nella sua pienezza solo da colui che la vive al suo interno.

Ha scritto a questo proposito Sayed Husein Nasr: “Come il respiro che anima il corpo, il sufismo ha infuso il suo spirito in tutta la struttura dell'Islam, sia nelle manifestazioni sociali, sia in quelle intellettuali. Le confraternite dei sufi hanno esercitato il loro influsso durevole e profondo su tutta la struttura della società, benché la loro funzione primaria fosse quella di custodire attraverso i tempi le discipline spirituali e renderne possibile la trasmissione da una generazione all'altra. Sono poi state affiliate al sufismo anche organizzazioni iniziatiche secondarie, che andavano dagli ordini cavallereschi – ai quali competeva la sorveglianza delle frontiere islamiche – alle corporazioni e ai diversi gruppi artigiani associati nelle futuwwat . Anche nel campo dell'istruzione, l'azione del sufismo è stata profondissima, dal momento che il suo compito fondamentale è l'educazione totale dell'uomo, al fine di farlo giungere alla piena e perfetta realizzazione di tutte le sue possibilità” .

La diretta partecipazione di molti sufi alla fondazione di Università e di madrase (le facoltà universitarie), come pure il ruolo svolto da centri sufi nella diffusione dell'istruzione, rendono il suo influsso inseparabile dallo sviluppo culturale dell'Islam. E ancora: quando, durante certi periodi, in alcune regioni il sistema educativo tradizionale fu distrutto, i centri sufi rimasero gli unici depositari anche del sapere ufficiale e accademico, e, sulla base delle loro conoscenze, si poterono ricostruire le scuole tradizionali.

“Nel settore delle scienze e delle arti, l'influsso del sufismo fu enorme”, afferma sempre Nasr. Nell'Islam la tradizione del sufismo è strettamente connessa allo sviluppo delle scienze, comprese le scienze naturali. In quasi tutte le forme d'arte, dalla poesia all'architettura, l'affinità con il sufismo è particolarmente marcata. “Per l'Islam stesso la Divinità è bellezza, e per il sufismo, che costituisce il midollo dell'Islam e ne contiene tutta l'essenza, questa peculiarità appare particolarmente accentuata. Inoltre molte lingue del mondo islamico strettamente locali raggiunsero l'apogeo in mano ai sufi, e debbono il loro sviluppo e la loro persistenza al genio di poeti sufi. La stessa situazione è riscontrabile nel campo della musica, dell'architettura, della calligrafia, della miniatura”.

Si può dire che la sua vera origine è situabile nell'Asia turco-iraniana, che per ragioni storiche ha riassunto e inglobato insegnamenti esoterici buddisti, indù, classico-egizi e cristiani, pur scaturendo da una matrice sciamanica mai sopita; mentre in certe zone dell'Arabia e del Nordafrica – soprattutto negli ultimi due secoli – è andato poi anche degenerando in aspetti folcloristico-popolari.

ALLA BASE IL CORANO

Resta il fatto che base imprescindibile del sufismo è il Corano, correttamente letto, meditato, interpretato. E su questa base quattro punti sono importantissimi per il sufi: il rispetto per la persona, per le religioni, per la pace e un comportamento etico impeccabile. Per quanto riguarda il rispetto per la persona, il Corano dice che i servi del Misericordioso “non uccidono anima alcuna se non secondo il diritto di legittima difesa, perché Dio l'ha proibito”. E continua: “Abbiamo prescritto (ai figli di Israele) che chiunque uccide un essere umano non colpevole d'assassinio o di corruzione sulla terra è come se avesse ucciso tutta l'umanità; e chiunque gli concede salva la vita, è come se facesse dono della vita a tutta l'umanità”.

Per quanto concerne, invece, il rispetto per le religioni, troviamo scritto: “Nessuna costrizione in fatto di religione”. Il Corano afferma per tre volte: “Sì, i musulmani, gli ebrei, i Cristiani e i Sabei, chiunque ha creduto in Dio e nel Giorno ultimo e compiuto opera buona, per costoro la loro ricompensa presso il Signore. Su di loro nessun timore, e non verranno afflitti”. E sempre il Corano ricorda il rispetto per i culti di tutte le religioni. Dio dice: “ Ad ogni religione abbiamo dato i suoi riti che vanno osservati” . Per quanto riguarda il senso della pace, il rispetto per gli altri è predicato nel Corano anche nei confronti dei nemici: “Se si tengono in disparte, se non vi combattono, se vi offrono la pace, Dio non vi dà assolutamente una via contro di loro”. E ancora: “Se si inclinano alla pace, inclinati ad essa anche tu. Confida in Dio, Colui che sa”. Infine: “Quando vengono a te, di' loro: ‘La pace sia con voi'. Il Signore ha prescritto a Se stesso la misericordia”. Per il Corano, quindi, la guerra è solo di difesa, ed è consentita in casi specifici: “Ne è data autorizzazione a coloro che sono attaccati, dal momento che in verità sono lesi (e Dio è certo atto a soccorrerli); e a coloro che sono espulsi dalle loro dimore senza diritto (solo perché dicevano: ‘Dio è il nostro signore'). Se Dio non difendesse le genti deboli quando contro di esse muovono guerra le genti malvagie e violente, le abbazie verrebbero demolite, e così le chiese, le sinagoghe, le moschee, in cui il Nome di Dio è molto invocato. Dio sostiene coloro che Lo adorano. Dio certo è forte, è potente”.

Infine c'è il comportamento etico impeccabile. Dice il Corano: “La religiosità non consiste nel volgere il vostro volto verso Oriente o verso Occidente. La religiosità consiste nel dare per amor Suo dei propri beni ai parenti, agli orfani, agli indigenti, ai viaggiatori, ai mendicanti, e per la liberazione degli schiavi; nell'osservare la preghiera, nel versare l'elemosina. I veri credenti sono quelli che rimangono fedeli agli impegni assunti, che sono perseveranti nelle avversità, nel dolore e nel momento del pericolo. Ecco le genti sincere”.

LO SVILUPPO STORICO

Possiamo riconoscere nella storia del sufismo quattro grandi periodi. Dal VII all'VIII secolo si hanno le prime manifestazioni e la prima diffusione, e v'è una certa confusione tra i mistici (i sufi) e gli asceti, o malâmiyya (“quelli del biasimo”, una sorta di religiosi simili ai “Piagnoni” medioevali), che a volte si avvicinano alle confraternite monacali cristiane, o nei quali gruppi di malâmiyya confluiscono monaci cristiani passati all'Islam. La confusione è aumentata dalla situazione politica, in cui l'amministrazione è affidata agli Iraniani, la difesa ai Turchi e la magistratura agli Arabi.

Nel secondo periodo, dal IX al X secolo, mentre le lotte e le controversie politiche che caratterizzano il vasto mondo islamico si riflettono sulla formazione delle più importanti confraternite sufi, si assiste ad una preponderanza del pensiero turco che opera una graduale islamizzazione autonoma della cultura islamica, sottraendola del tutto alla sua prima derivazione dal Tardo Antico. Nella quasi totalità, gli Arabi vengono ricacciati nella loro penisola, e sorgono importantissimi Stati soprattutto ad opera delle genti turche e andaluse. Gli Arabi cercano di mantenere il predominio nell'ambito della teologia, e nello stato generale di controversie religiose vi è appunto per questo, da parte loro, una crescente ostilità nei riguardi del sufismo.

Nel terzo periodo (secoli XI-XV) si assiste invece al suo trionfo. È il periodo d'oro: teologi fra i più eminenti dell'Islam gettano un ponte fra la teologia e il misticismo dei sufi. Il quarto periodo va dal XVI secolo ai giorni d'oggi. Si apre con il grande fiume delle sei maggiori confraternite, cui se ne affiancheranno lungo i secoli almeno una ottantina ancora di minori. Ecco dunque il perché d'una varietà di comportamenti, di rituali, ferma restando la tela di fondo del misticismo che rende luminoso il concetto dell'Unico esistente: Dio. In definitiva, l'organizzazione delle confraternite si riassume in un gruppo di musulmani anelanti a Dio, iniziati dal capo della confraternita, che è l'erede diretto del carisma trasmessogli dal fondatore. A volte può esserne anche l'erede per sangue. Dal capo della confraternita si risale al fondatore attraverso una serie successiva di capi, in una catena precisa e ininterrotta. Il fondatore ha trasmesso loro una complessa preghiera rituale speciale, costituente il fondamento letterario del rituale comune; e un testamento mistico, o “raccomandazione” ( wa s iya ). Una volta che il sufi (apprendista, compagno o maestro) fa parte di una tekké , partecipa alle riunioni rituali. Esse sono di due tipi: una è dedicata alle discussioni, ai postulati, alle delucidazioni, all'istruzione, a quant'altro il maestro ritiene necessario per la progressione spirituale; l'altra è dedicata al dh ikr collettivo. È abbastanza normale, in queste riunioni, iniziare con la preghiera comunitaria e con il pasto in comune.

LE RIUNIONI

Primo tipo di riunioni: l'istruzione. Nell'arco di ascesa, quello che compie il sufi per giungere dal sé a Dio, i sette gradi evolutivi sono emblemizzati da sette profeti e dalle relative descrizioni nel Corano. Il primo grado corrisponde alla matrice del corpo, avendo ogni essere umano vivente acquisito una matrice embrionale in cui sussiste una forma nuova non fisica, ed è simbolizzato da Adamo. Il secondo (senso vitale) corrisponde all'anima animale, o psiche, terreno di lotte quali provò Noè nei confronti del suo popolo. Il terzo grado (il cuore) è quello del cuore spirituale, perla all'interno della conchiglia, comprensione del sé autentico allo stato embrionale. Questo sé spirituale è simbolizzato da Abramo, poiché Abramo era l'intimo di Dio.

Il quarto (il limite del sovracconscio) è il Segreto, il punto del sovracconscio, dei monologhi spirituali quali quelli di Mosé. Il quinto (lo spirito) è un raggiungimento nobile della spiritualità, quale alterità divina, ed è il Davide dell'essere. Il sesto (l'ispirazione) è appunto l'accoglimento in sé dell'ispirazione, ed è simbolizzato da Gesù, perché fu Gesù che annunciò il Nome. Il settimo grado (la Verità), quello dell'ultimo organo sottile attivato alla fine di questo percorso, corrisponde al centro divino dell'essere, al Sigillo eterno, alla realtà trascendente e immanente di ogni essere umano, ed è simbolizzato dal profeta Maometto, poiché egli fu il Sigillo della Profezia.

Secondo tipo di riunioni: il dh ikr . Il termine dh ikr significa “rammemorazione” ed è citato nel Corano 38 volte come termine e più di cento nelle sue declinazioni. Vi è il dh ikr collettivo – che si compie di solito una volta la settimana – e il dh ikr del cuore, solitario e silenzioso, che il sufi compie quando lo ritiene lui. In quasi tutte le confraternite (ma non in tutte), il dh ikr collettivo comprende musica, canto e danza. Una danza collettiva che spesso è chiamata âlZohd (l'ascesi). Numerosi sono quindi i sufi musicisti o cantanti, anche di eminente qualità, oltre che naturalmente poeti, calligrafi, pittori, scrittori, docenti universitari. È chiaro: la musica sufi veicola il sentimento mistico, ed è una musica dell'anima, rifuggendo per quanto possibile dalla realtà fenomenica. Il sufi che lo può fare (ma non ne è assolutamente obbligato), versa alla tekké un obolo per le spese di manutenzione. Ma in linea di massima la tekké ha proprietà (un negozio, o una scuola, o un mercato, o un ristorante), da cui ricava il necessario per le proprie spese. Se la proprietà della tekké è costituita da coltivazioni, persone pie, di tanto in tanto, vi lavorano gratuitamente, in una sorta di corvé collettiva.

CONTRO IL FANATISMO

Sono sorte in Occidente, per moda o per curiosità o sulla scia del New Age , pseudo-scuole di pseudo-sufi, imitatrici orecchianti delle pratiche esterne del sufismo, ma che con il sufismo nulla hanno a che fare. Non si possono definire sufi, quindi, e per di più molti dei loro aderenti non sono nemmeno musulmani. Non sussiste sufismo fuori da una tradizione solidamente accertata, non sussiste comunità sufi che non discenda direttamente dal venerato maestro fondatore dal quale prese l'avvio, e proseguendo sotto il suo nome sino ai giorni d'oggi.

Vi sono inoltre dei fanatici presuntuosi e ignoranti che, pur proclamandosi musulmani, avversano il sufismo, perché avversano la pace, la bellezza, l'istruzione, la cultura, l'arte, l'aperta accettazione dell'altro, e il rispetto di tutte le religioni, valori che il sufismo propugna, basandosi strettamente sul verbo del Corano correttamente letto e interpretato. In particolare quelle correnti musulmane che appoggiano l'operato nefasto di un dittatore, per il quale il sufismo è da eliminare con gli stessi mezzi coercitivi che usò Hitler nella Germania nazista. I dittatori sono tutti eguali, a qualsiasi Paese appartengano e a qualsiasi religione si appellino. Se enumerassimo i molti Hitler che oggi predicano odio e distruzione ed egoismi fanatici nel mondo, facilmente ci accorgeremmo di quanto il sufismo – il misticismo dell'Islam illuminato – sia oggi necessario.

GABRIEL MANDEL KHAN


© MISSIONE OGGI