Il letto, il sonno e il sogno nell'Îslâm


Credo che l'architetto professor Lorenzo Palmeri, vostro insegnante, abbia voluto prendermi in castagna. Mi ha imposto questo argomento per vedere se ero in grado di cavarmela. A tutta prima ho pensato: «Vado là e gli dico: non ne so nulla, proprio non ne so nulla, e quindi venga qui lei a parlarne; io ascolterò.»
Poi mi sono ricordato che sono musulmano, ed ogni musulmano normalmente si cava d'impaccio andando a leggere il suo Libro sacro, il Corano. Ho fatto così anche io, e quello che vi dirò sarà dunque in relazione al Corano, che cita il letto sette volte, il sonno sette volte, il riposo cinque volte, il sogno cinque volte, per un totale di 24 volte. 24 è il numero cabalistico sia mio, sia dei Sufi, e io, in quanto sufi, non posso che sentirmi a mio agio. Naturalmente conto che il costrutto relativo ad un corso quale è il vostro si enuclei da sé, e ne emerga la filosofia di una fonte ulteriore di creatività nell'ambito dell'industrial design, che per me invece ha un carattere più dilatatamente universale. Così non fosse, avete la libertà di prendervela con chi mi ha chiamato.
* Ogni aggregato proteico vivente, sia esso formica, cane o essere umano, si stanca ed è colto dal sonno. Dorme, si riposa, si sveglia, riprende a impegnarsi, a lavorare, a divertirsi, e torna quindi a stancarsi.
Il cane colto dal sonno si rigira pestando il terreno, e preparatasi così una cuccia vi si sdraia. L'essere umano ha ideato più modi per addolcirsi la cuccia. I giapponesi, spartani, ammantati di bushidô, hanno un semplice tatami, e posano il capo su un appoggio di legno non imbottito per non rovinarsi la pettinatura. Gli indiani hanno una struttura a cornice di legno, con un graticciato di strisce di cuoio o di corda. Per il vasto mondo dell'Îslâm il sonno è un dono di Dio, e il letto quindi, per quanto possibile, ha da essere almeno confortevole.
E anche nel Corano il letto è tutt'altro che un mobile di poco conto: è simbolo delle delizie del premio finale, il Paradiso.
* IL LETTO (in arabo takht, termine che significa letto, lettiera, panca, sedile, sofà, cassa, armadio, guardaroba, palco d'orchestra; un sinonimo è takhta, che significa più specificatamente tavola, asse, tavolino, scrittoio, tavoletta per scrivere, palco, palchetto. Sarànno il contesto e le addizioni aggettivali a chiarire i significanti).
Nel Corano, come ho già detto, il letto è citato 7 volte. Cinque volte quale parte essenziale del Paradiso. Dice il Corano (15ª45-48): Certo, i devoti staranno in Giardini con sorgenti: «Entratevi in pace e sicurezza.» Avremo strappato loro dai petti ogni rancore; si sentiranno fratelli, di fronte gli uni agli altri su triclini. Ivi la fatica non li coglierà, e non ne verranno espulsi.  In 37ª44: avranno una provvigione specifica: frutta, e saranno colmati di onori nei giardini di delizie, sopra letti posti di fronte. Verrà fatta circolare fra di loro una coppa da una fonte limpida, deliziosa per chi berrà. In 52ª20: Certo, i timorati saranno entro Giardini, nella felicità, godendo di ciò che il Signore avrà dato loro. Il Signore avrà risparmiato loro il castigo della Fornace: «Mangiate e bevete in pace, per le vostre azioni, sdraiati su letti ben allineati.»  In 56ª15: quelli che avranno vinto [le passioni terrene] saranno i più vicini nei Giardini della Delizia [...],adagiati su triclini posti fianco a fianco, poggiando sui gomiti uno di fronte all'altro. In 56ª34:  I compagni della destra (Chi sono dunque i compagni della destra?) staranno fra giuggioli senza spine e acacie ben allineate, nell'ombra spaziosa,  e acqua che scorre, frutti abbondanti non già colti né proibiti; con alti letti.
13ª18   Il meglio è per quelli che corrispondono al Signore; per quelli che non Gli corrispondono, anche se avessero tutto ciò che c'è sulla terra, e ancor più, da offrire come riscatto, il male commesso verrà computato loro e la Gehenna sarà il loro rifugio. Che detestabile giaciglio! 
* Ma attenzione: il Corano stesso avverte che il Paradiso è una parabola, poiché il vero paradiso sublime è il ritorno dell'anima a Dio. Dice infatti in 47ª15: Parabola del paradiso promesso ai devoti: "Vi sono là ruscelli d’un’acqua non inquinata, e ruscelli di latte dal gusto inalterabile, e ruscelli di vino, delizia per chi beve, e ruscelli di miele puro. E vi son là, per loro, frutti d’ogni sorta, e il perdono del Signore". E’ una parabola, come ancor più chiaramente lo si intende nei versetti 25 e 26 della seconda Sûra: E annuncia a coloro che hanno creduto e compiuto opera buona che vi sono per essi dei Giardini sotto i quali scorrono ruscelli. Ogni volta che avranno in beneficio un frutto, diranno: «E’ proprio quello che ci veniva dato in beneficio un tempo», invece è qualcosa di simile che verrà dato loro. E là, per loro, delle spose pure. E là dimoreranno in eterno. Certo: Dio non esita a coniare come esempio un moscerino o poco di più ancora.  Coloro che credono sanno che cosa è la verità da parte del Signore; coloro che non credono dicono: «Che ha mai voluto Dio con un esempio come questo?». Molti Egli fa smarrire e molti Egli guida; ma fa smarrire solo i perversi. In effetti il Corano dice ancora (32ª17): Tuttavia nessuno sa ciò che è nascosto loro col termine di “delizia in ricompensa delle loro opere”.
Comunque il letto è pur sempre simbolo di riposo sereno, in cui il devoto tuttavia non si deve attardare, ché il corano dice 32ª15-16: Quelli che credono in Dio pregano, lodano il Signore e cantando purezza, né si inorgogliscono. I loro fianchi si staccano dal letto per invocare il Signore. E' quindi anche simbolo di una devozione che stacca dagli ozi, dai piaceri terreni  e dall'ignavia.
 Immediato come segno è l'ultima citazione coranica che vi propongo: 4ª34 Le donne virtuose sono sobrie; proteggono il proprio onore  durante l’assenza dei mariti, con la protezione di Dio. Quanto a quelle di cui temete la disobbedienza, esortatele, e  allontanatevi dai vostri letti. Se tornano obbedienti, non trattatele più male. 
* IL SONNO (naûm)
2ª255  Dio, non altro Dio che Lui, il Vivente, il Sussistente-per-cui-tutto-sussiste. Né sonnolenza né sonno Lo colgono. A Lui tutto ciò che è nei cieli e tutto ciò che è nella terra. Chi può intercedere presso di Lui, se non con il Suo permesso? Sa ciò che essi hanno davanti e ciò che essi hanno dietro. E della Sua scienza colgono solo ciò che Egli vuole. Il suo Trono è più vasto dei cieli e della terra, la cui sussistenza non Gli costa pena alcuna. Egli è, Lui, il Sublime, l’Incommensurabile.

25ª4749   E' Lui che ha stabilito per voi la notte come una veste, e il sonno come un riposo e che ha fatto del giorno un  risveglio. 
 78ª9 Del vostro sonno abbiamo fatto un riposo.  
78ª8-11 Vi abbiamo creati a coppie. Del vostro sonno abbiamo fatto un riposo. Abbiamo fatto della notte una veste. Abbiamo fatto del giorno il momento della vita.
30ª2322   E sono Suoi segni il vostro sonno della notte e del giorno, e anche il vostro chiedere la Sua grazia. Ecco certo dei segni per genti che ascoltano. 
39ª42 Dio accoglie le anime al momento della loro morte, e quelle che dormono senza essere morte. Trattiene quella di cui ha decretato la morte, e rimanda le altre fino al termine fissato. Davvero in ciò vi sono dei segni, per gente che riflette. 
3ª154  Poi Egli fece scendere su di voi, dopo la tristezza, la sicurezza; un sonno che avvolse una parte di voi, mentre un’altra parte si affliggeva preoccupandosi di se stessa
8ª11  E quando vi avvolse in un sonno come protezione da parte Sua; e dal cielo fece scendere l’acqua su di voi per purificarvi.
25ª47  E' Lui che ha stabilito per voi la notte come una veste, e il sonno come un riposo e che ha fatto del giorno un  risveglio. 
Il sonno ha nel Corano una particolare leggenda. 18ª9-19   Pensi che la gente della Caverna e di âlRaqîm siano stati un fatto straordinario fra i Nostri segni? Quando i giovani si furono rifugiati nella caverna, dissero: «Signore, dacci un segno della Tua misericordia, e concedici la correttezza in tutto ciò che ci riguarda.» Allora gravammo le loro orecchie, nella caverna, per numerosi anni [...].   Avresti visto il sole, all'alba, scostarsi dalla loro caverna verso destra, e al tramonto passare alla loro sinistra, mentre essi erano nella parte spaziosa. E' uno dei segni  di Dio. Colui che Dio guida è il ben guidato, e chiunque devia, non troverai per lui un alleato per guidarlo. Li avresti creduti svegli, invece dormivano. Li giravamo sul lato destro e sul lato sinistro, mentre il loro cane era all'ingresso, con le zampe distese. Se li avessi visti, certo avresti voltato loro la schiena fuggendo; e saresti stato pieno di spavento davanti a loro. Poi li resuscitammo, ed essi si interrogarono reciprocamente.
 E' la "leggenda dei sette dormienti" di ambiente cristiano bizantino. La tradizione racconta: ai tempi dell'imperatore pagano Decio (248-251), che nel 250 decretò la prima persecuzione generale contro i cristiani, sette giovani con il loro cane (Massimiliano, Giamblico, Marte, Cassio, Piramo, Didimo, Giano e il cane Calòs), per fuggire alla persecuzioni si rifugiarono in una caverna sulle pendici del monte Pion, a Efeso (Turchia). Li colse un sonno e profondo, e si risvegliarono al tempo dell' imperatore Teodosio II (408-450). La grotta, non molto lontano dalla Casa in cui morì la Vergine Maria, divenne luogo di venerazione, con doppia chiesa e numerosi sepolcri, rimessi in luce da scavi fra il 1927 e il 1928. La Leggenda si presta a interpretazioni simbologiche, esoteriche e mistiche, legate soprattutto al tema della resurrezione. Ne parlarono: Giacomo di Sarûgh, (ca 451-521), vescovo monofisita considerato santo da giacobiti e maroniti, nel De pueris Ephesi;  Gregorio di Tours (?-594); Filone Alessandrino (13 aC-54 dC); Flavio Giosefo (37-100c.); testi greci, siriaci, e dopo il Corano anche testi arabi. Oggi si celebra una festa commemorativa a Stiffel (Côtes du Nord, Francia) nella Cappella dei Sette dormienti, mentre in vari paesi spagnoli e francesi si conserverebbero delle reliquie attribuite ai sette dormienti.
La leggenda dei sette dormienti può semplicemente porre l'accento sullo sfasamento temporale, precipuo di molte leggende anche senza simbologia profonda. Ne è esempio la fiaba della Bella addormentata nel bosco, in cui il concetto è che il tempo è mutato, ma tu sei eguale; mentre in altri contesti sociali è simbolo d'una resurrezione intima.
In altri ancora abbiamo il simbolo dell'eroe nordico, di quegli eroi che dormono nei castelli, pronti a svegliarsi quando la Patria, o la Famigla nobile signora del luogo è in pericolo. Più dilatatamente, in ambiente centroasiatico e hindù, vi sono gli dei addormentati sotto il Kailasa (Kalaish), nel Tibet, o sotto il Monte Meru. Epimenide pontico (VI sec aC), fondatore dell'Orfismo, uno dei "Sette savi"greci, secondo la leggenda avrebbe avuto una sua vita plurisecolare, interrotta da lunghi sonni. Dopo un sonno durato 57 anni avrebbe ricevuto il dono della profezia.
Tutto ciò comunque ha un riecheggiamento mediterraneo nella grotta di Platone. E nella cultura del centroasia abbiamo la grotta conseguente all'illuminazione del Buddha, e le grandi grotte dei centomila Buddha, fatte costruire dai re turchi Kipciak nel nord della Cina quando vi diffusero il Buddhismo. Per inciso: i Turchi si caratterizzavano per l' aperto interesse a tutte le formulazioni fideistiche. Un esempio: il Buddhismo si diffuse in Cina proprio grazie ai regni turchi della Cina del Nord, in particolare il regno Wei (386-551). Loyang, capitale dei Turchi Tabgaç, ebbe oltre 1.300 pagode, e per ordine di Tho-pa Hong II` (471-499) vennero creati nelle grotte di Longmen i capolavori dell' arte buddhista d' ispirazione grecoromana, secondo modelli importati dal Gandhâra (Afghânistân). Queste lunghe, profonde, decoratissime grotte sono il ritorno ancestrale al ventre materno, e simbolo della meditazione, della vita interiore, del letto naturale, del sonno-fuga dalla materia terrena, del sogno illuminante di un'anima realizzata e perfetta. Poi - quando i re turchi abbracciarono l'Îslâm - le confraternite buddhiste defluirono nelle confraternite dei Sufi (i mistici dell'Îslâm), e vi ritroviamo riecheggiamenti al sonno e alle grotte anche attraverso questa via, come vedremo più oltre.
 * Analogo al sonno, complementare dunque, è il RIPOSO.
Ricorriamo ancora al Corano. 6ª96  Fenditore dell’alba, Egli ha fatto della notte un riposo. Il sole e la luna per computare.7ª4  Quante città abbiamo distrutto! Il Nostro rigore le colpì durante il riposo notturno o durante la loro siesta.La loro esclamazione quando sopraggiunse il Nostro rigore fu solo il dire: «Certo, noi eravamo empi.»
27ª86 Non hanno visto che Noi abbiamo istituito la notte affinché in essa si riposino e il giorno affinché essi vedano? In ciò vi sono, certo, segni per genti che credono.
47ª19 Dio conosce i vostri dislocamenti e il vostro luogo di riposo. 
 * IL SOGNO (hulm)
Citato nove volte nel Corano. Nella Sûra 12ª, in cui si narra la storia di Giuseppe, è visto come comunicazione da interpretare da parte di colui cui Dio ha dato il dono dell'interpretazione dei sogni. 12ª6 Così il Signore ti sceglierà e ti insegnerà l’interpretazione dei sogni. Nella storia sia biblica sia coranica vi sono il primo sogno di Giuseppe, i due sogni del coppiere e del panettiere del faraone, e vi è il sogno del faraone a proposito delle 7 vacche magre e delle 7 vacche grasse, e delle sette spighe, secondo una vicenda descritta anche nella Bibbia.
12ª43-44 Il re disse: «Certo, ho visto sette vacche grasse mangiate da sette magre; e sette spighe verdi, e altrettante secche. O maggiorenti, datemi una spiegazione del sogno, se sapete interpretare il sogno.» Dissero: «E' un mucchio di sogni. Non sappiamo interpretare i sogni.» 
La storia di Giuseppe comunque è nota a tutti e non starò a raccontarvela. Il Corano cita ancora il sogno parlando dei detrattori del Profeta, che lo accusavano di raccontare sogni: 21ª5 Essi dissero: «Ecco piuttosto un ammasso di sogni. No, egli lo ha inventato. No, è un poeta. Ci porti un segno come quelli che avevano i primi inviati.»  
* Ma veniamo globalmente al sogno nel mondo islamico. Di esso in modo specifico si occuparono sia i teologi (il sogno nel Corano, e il sogno come discorso diretto di Dio al fedele), sia gli appassionati di Magia, sia i medici psicologi e psichiatri. Lo sviluppo di una scienza onirocritica diede luogo a molti libri sull'interpretazione del sogno. La scienza del sogno (`ilm âl ta`bîr) è affidata non al veggente ma al dotto, vuoi al medico stesso. Una delle prime opere in merito fu il Libro dei sogni di Hunayn bn Îshâq (?-873), ma ben più importante fu il Tafsîr âlRu`yâ di Muhammad bn Sîrîn (?-728), cui seguirono non meno di ottomila testi ed opuscoli lungo il corso dei secoli, libri ed opuscoli sempre più scientificizzati.
Va detto anzitutto che i primi manicomi al mondo furono musulmani. Celebri quello di Aleppo, fondato da Nûr âlDîn Mahmud Zanji poco dopo il 1157, rifatto nel 1260 da âlNasir il Mamelucco, con tre sezioni: inizio, cura, cronici; quello di Divrigi, nel cuore della Turchia, fondato nel 1228 per conto della principessa Turan Malk; quello di Edirne, fondato da Beyazit II° nel 1498, descritto da Evlia Celebi, e nel quale c'era anche un reparto di musicoterapia ed uno di idroterapia per le psicosi. Vi si descriveva la suddivisione del sonno così come è stata individuata oggi: sonno REM e sonno profondo (durante il sonno REM il corpo dorme e la mente è sveglia e sogna, e durante il sonno profondo il corpo è sveglio e la mente dorme e non sogna); vi si insegnava l'interpretazione dei sogni, suddividendoli nelle tre parti note alla scienza occidentale d'oggi: il sogno comunicazione dell'inconscio (che serve egregiamente  alla psicoterapia); il sogno soluzione di un problema che angustia allo stato di veglia; il sogno determinato da una situazione che d'improvviso altera l'ambiente in cui si dorme. Parlano del sonno e dei sogni alcuni fra i più importanti trattati di psichiatria: quello di Najab âlDîn Muhammad di Samarcanda (VIII secolo), quello di Âbû Sayd bn Bakhtyshu, il - Risalah fi âlTibb wa âlAhdat âlNaf saniya, in cui si discute di: olistica, psicosomatismo e somatopsiche; e i testi di Îbn Masawaih (800-857), di Âbi âlÂsh`ath (?-970), di Humaiun bn Îshaq (809-873), nei quali è maggiormente descritta la depressione; e il celeberrimo Maqâla fî âlMâlîhûliyâ (trattato della Melanconia) di Îshâq bn `Imrân (?-970), tradotto in latino da Costantino l’Africano; l'autore vi distingue acutamente tristezza, ansia, angoscia, valori psichici e valori somatici, e parla di analisi della psiche elencando le medicine appropriate.
Oltre a questi trattati scientifici, vi è poi una abbondante letteratura mistica, in cui il sogno è veicolo di comunicazioni tra il mondo dei profeti e dei maestri, e gli adepti sufi sulla terra. Ne cominciò a parlare Âbû Bakr Kalâbâdî (?-995) nel suo Libro delle informazioni sulla dottrina degli uomini del Sufismo. Tra i molti esempi, giusto a mo' di esempio cito questo passo: « Una testimonianza sull'autenticità dei sogni è data dal seguente fatto tramandato per tradizione, che ci è stato riferito e che risale ad Hasan Basrî, il quale disse: "Entrai nella moschea di Basra. Un gruppo dei nostri compagni vi si erano seduti ed io mi unii a loro. Ora, stavano parlando di un certo personaggio e ne dicevano male in sua assenza. Io dissi loro di non parlarne e citai delle tradizioni sulla maldicenza, che avevo raccolto e che risalivano all'Inviato da Dio e anche a Gesù figlio di Maria. I sufi dunque si astennero dal continuare e si misero a parlare d'altro. Dopo uh momento, il caso di quell'uomo si presentò di nuovo nella conversazione; essi ne discussero e anch'io mi misi a discuterne con loro. Poi ognuno se ne andò a casa per conto suo, e anch'io andai a casa. Mi addormentai e subito ebbi un sogno in cui un uomo di colore venne da me portando un piatto di legno di salice in cui c'era un pezzo di carne di maiale. Mi disse: "Mangia!" "Non la mangerò, è carne di maiale." Egli insistette ed io diedi la stessa risposta; poi una terza volta ed io ancora risposi: "Non mangerò, è carne di maiale, ed è proibita." "Tu la mangerai!" Io rifiutai ancora. Allora egli mi aperse le mandibole e mi mise in bocca il pezzetto di maiale. Io mi misi a masticare, poiché l'uomo di colore era rimasto davanti a me, e avevo ad un tempo timore a sputare il boccone e disgusto ad inghiottirlo. Fu in queste condizioni che mi svegliai; e per trenta giorni e trenta notti - non potei proprio farci nulla! - in tutto ciò che mangiavo e in tutto ciò che bevevo trovavo il sapore e l'odore della carne di maiale.»
L'iraniano Shihâb âlDîn Suharawardî (1155-1191), uno dei massimi maestri dell'esoterismo sufi, nel suo Libro dei raggi della Luce (Partaw Nâmeh) scrisse: «Può accadere che l'anima percepisca una forma di grande bellezza, la quale gli rivolge un discorso di bellezza altrettanto grande. Può accadere che senta una voce chiamarla, oppure leggere un testo scritto. Tutto ciò avviene nel sensorium. Accade anche che l'immaginazione attiva liberi tutto ciò e lo trasferisca in qualche cosa di analogo, oppure in qualche cosa di opposto. Se accade in sogno, occorrerà una interpretazione (ta'bîr). Se ciò accade nello stato di veglia, occorrerà un'ermeneutica dei simboli (ta'wîl). La parola "sonno" (khwâb) indica uno stato in cui lo spirito (rûh) si ritira dall'esterno (zâhir, l'essoterico) all'interno (bâtin), l'esoterico.»
E ancora. Nel suo Racconto dell'esilio occidentale (Qissat âlGharbat âlgharbîya) leggiamo: «La notte è la caduta delle pastoie imposte dalle percezioni sensorie. E' la libertà per l'Immaginazione attiva al servizio dell'Intelligenza che l'ispira. Questa notte mistica è dunque, di fatto, l'ora dell'Îshrâq (la Luminosità, l'Illuminazione).» Un anonimo scrittore iraniano così commentò questo passo: « L'autore intende dire qui che durante la notte, grazie al sonno, voi potete salire nel mondo superiore e contemplare le pure forme spirituali, grazie al fatto che, durante il sonno, i sensi sono dismessi dalle loro funzioni e non dominano più. Ma durante il giorno, nello stato di veglia, è impossibile che tu possa fare ciò, a causa della tirannia dei sensi. In altre parole: con la morte si può giungere al mondo degli esseri spirituali puri. Orbene, il sonno è una seconda morte. Il Corano allude a ciò: Dio riceve le anime nel momento della morte, e riceve anche quelle che, senza morire, sono nel sonno (39/49)... Durante il sonno, grazie all'abdicazione dei sensi noi possiamo contemplare qualche cosa del mondo dell'Angelo [...]. Allora sentiamo nostalgia della nostra patria spirituale, poiché anche noi apparteniamo a quel mondo.»
Concluderò con il massimo poeta sufi, Jalâl âlDîn Rûmî (1207-1273), detto il san Francesco della gente turca. Dal suo capolavoro, il Mathnawî, il più grande poema mistico dell'umanità tutta (due volte la Divina Commedia) leggiamo: (Volume 4°, 425-429) «La notte, in ogni casa c’è una lampada affinché quelli che vi abitano possano essere salvaguardati dall’oscurità. /Quella lampada è come questo corpo, la sua luce è come la psiche; le occorre uno stoppino, e questo, e quello; / La lampada che possiede sei stoppini, ossia i sensi [i cinque sensi, più il “senso comune”, il hiss-i mushtarak], è basata interamente sul sonno e sul cibo. / Senza cibo e senza sonno, non vivrebbe neppure un momento; e persino col cibo e col sonno non vive. /Senza stoppino e senza olio, non dura, e con uno stoppino e dell’olio è altrettanto effimera.»
* Naturalmente tutto ciò è un simbolo, ma anche il sogno è un simbolo. Anzi: anche il Corano tutto è un simbolo, e il Sufismo ci insegna a leggere i simboli in tutto ciò che è presente nel mondo fenomenico. Anche oggi, anche qui possiamo leggere nel letto, nel sonno e nel sogno simboli relativi al nostro vivere d'oggi.
Così, il mettersi a letto può anche rappresentare una fuga: una fuga dall'impegno, dal lavoro, da una realtà cruenta; anche simbolo dell'ignavia che coglie coloro che fuggono da ciò che non piace loro, anziché affrontarlo anche se non pensano che vi sia possibilità di soluzione.
Il sonno è anche il non voler vedere la realtà sociale, quella propria e l'altrui. Vi è la persona sprofondata in un sonno simbolico, dal momento che vede solo il pensiero del suo minuscolo cervello e lo vuole applicare al mondo intero, senza vedere per nulla la realtà che la circonda, addormentata al tempo che corre e alla luce del giorno che splende.
Un sogno negativo è poi il consumismo, le bufale del gioco in Borsa, della pubblicità proposta dalle Multinazionali che avvelenano l'umanità con i loro prodotti (bistecche di plastica, caramelle alla stricnina, o Cocacola rompifegato); nonché il sogno delle Televisioni spazzatura, dei premi miliardari fasulli ornati con le chiappe al vento di fatue ragazzine da rotocalco.
Vi è però anche un sogno positivo, che crede nei valori del Diritto, nei valori d'una Assise internazionale come l'ONU, nella giustizia della libera autoderminazione dei popoli sottratta ai vari Hitler di turno, e chi sogna così  è poi destato dalla realtà oggettiva del potere che i vari Hitler di turno si arrogano disconfermando ogni senso di giustizia, di libertà, di libera deliberazione espressa da organi internazionali conformi al Diritto e alla Giustizia. Ma anche questa realtà è soltanto un sogno, un brutto sogno. TUTTI ci sveglieremo un giorno alla realtà eterna e vera: il giorno in cui moriremo.

dottor prof. Gabriele Mandel

politecnico di Milano 1993

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