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INFINITA' DELL'ANIMA E INFINITA' DELL'UNIVERSO

 

C'è uno stato psicologico caratteristico della specie umana che può "sorprenderci" avanti negli anni: per quanto si sia fatto tante cose positive (insch'Allah) nella vita si rimane nella "sensazione" di aver concluso poco e niente. E' come trovarsi in un antico canyon :   l'acqua è passata, nonostante abbia defluito abbondante per centinaia di migliaia di anni  erodendo profondamente la roccia, ma adesso l'alveo  è asciutto. Retaggio di condizionamenti genitoriali che spingono a lavorare indefessamente con l' ansietà di un patologico "meglio"? No, non di questa  devianza si tratta. Se il senso di appagamento è legittimo esso vacilla altrettanto legittimamente se si indugia. La vita vuole dare e  prendere finché è presente. Non si può vivere rammentando una carezza che ci è stata data e che abbiamo donato. Il vuoto del presente ha bisogno di essere riempito in continuazione, il ricordo di un bicchiere pieno non disseta il viandante. E' un processo che avvertiamo  nel limite della corporeità come   contrastato da un'anima che non accetta i confini mortali terrestri , né accetta fermate alla sua evoluzione ed alla sua azione che sente illimitata. Alienazione dal principio di realtà e conseguente nevrotico o psicotico senso di onnipotenza ? Anche questa volta occorre distinguere. L'esperienza degli Amanti mistici ci comunica il senso della infinità del divino Amato coniugato ad una sete  che rende infinita la   ricerca dell'anima , e ne parla con un equilibrio, una misura, una saggezza assente invece nel moto alienato.

Nello stesso tempo l'uomo ha paura dell'infinito, anche lo nega negando Dio. La scienza si è talvolta associata ad un riduzionismo materialistico altre volte, pur non essendo questo il suo fine,  ha introdotto i valori dell'irrazionale e dell'infinito (dalla teoria quantistica a quella della relatività). La ricerca scientifica si applica  al fenomenico, al quantificabile e al verificabile,  ma non per questo si è limitata all'aspetto meccanicistico,  per lo meno l'essere umano che la conduce non ha avuto paura di esprimersi misticamente, così Newton così Einstein . L'astrofisica, in certi approcci, ha assimilato il concetto di uno spazio-tempo senza limiti, con o senza big bang (i quali sarebbero eventi di una infinità di "piccoli universi" all'interno di un infinito universo). La psicologia  non si è fermata  sugli ottocenteschi  tentativi di spiegare la "macchina" cervello riscoprendo il profondo (dell'inconscio collettivo, della sincronicità)   fino a considerare l'esigenza metafisica come moto naturale dell'uomo e premessa della sua stessa sanità psichica (la psicosintesi e la psicologia transpersonale ). L'apertura all'infinito non finisce per negare gli ambiti più circoscritti degli altri metodi ma li riconsidera in una prospettiva globale.

Nulla di nuovo che non sia stato già teorizzato  dagli antichi pur se con formule diverse. Del resto la fenomenologia è quella ed il sentito è quello ieri come oggi, il mondo non ha cambiato le sue leggi nè l'anima funziona attraverso la psiche in modo diverso. Proprietà dell'Anima è il senso dell'infinito. Essa non è racchiusa in specifiche spaziali e temporali ma queste costituiscono un "terreno" illimitato per la sua espressione.

Se l'universo avesse un tempo ed uno spazio limitato sarebbe costituito di una pochezza insignificante. Questo universo osservabile riunendo le sue particelle starebbe nel palmo di una mano, un piccolo lume tra le dita. C'è  da chiedersi perché esista questo "scherzo" nel nulla, che dal nulla ritorna al nulla: tanto vale che esista il nulla (le cosmicomiche di Calvino rendono giustizia al problema ). Il fatto è che questo pugno di quanti esiste a negazione del nulla, ed il suo sembrare circoscrivibile per l'applicazione razionale ed immaginativa  finisce per rivelarsi così com'è (un sembrare che non è)  complicando la vita a a quei filosofi ed astrofisici a cui piace renderla complicata.

Per i mistici l'universo non può essere così come si limita mentalmente, in realtà la sua infinità è tale da negare il nulla infinito. E così, nel gioco del vuoto nel pieno e del pieno nel vuoto dell'infinità, si svolge l'opera divina senza limiti e  termini:   nessuna mente la può cogliere ma solo il cuore, la stessa sapiente anima del mondo mai paga della Sua Opera. Ciononostante, poiché la mente umana è limitata,  è nel finito che ci si realizza, qui si vince e si perde, ci si realizza o ci si spreca. L'infinito si traduce in alienazione se non si accetta la relatività delle cose, i limiti fenomenici della vita. Tutto sommato è nella realtà soggettiva che si compiono tutti i significati: il contemplare un  paesaggio fino ad essere trascinati a piangere dalla sua bellezza è una proiezione del senso interiore della bellezza, il paesaggio è solo un insieme di elementi fenomenici percepiti in un certo modo. Caricare di finalità teleologiche l'universo porterebbe fuori strada. Diverso è trarre segnali significativi nel corso degli eventi durante la propria propria ricerca. L'anima del mondo sta nell'uomo, questa è la strada. Senso della giustizia (civismo), della bellezza (arte) e della fede (mistica) sono realtà soggettive che portano i valori del vivere, ci rendono veramente umani.

Lasciamo dunque l'ultima parola  ai poeti e agli artisti, ai mistici insomma, che non ci vogliono spiegare nulla ma ci vogliono far sentire (in un mondo di contraddizioni, dove dal suo pentolone si può trarre di tutto, ordine e caos, bene e male, vita e morte)  quello che abbiamo prezioso dentro: l'infinità , la grande opera e tutto ciò che esprime:  amore.

N.Nurettin

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