9Bpalma.gif (2680 byte)

Se Dio avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete a Dio ed Egli vi informerà a proposito delle cose sulle quali siete discordi.

Corano 5,48

 

 

 

IMMIGRAZIONE E RAZZISMO

Proprio ieri, prima di scrivere questo articolo, in una escursione sui monti liguri mi sono trovato a parlare con un contadino. “Non sono razzista” mi diceva “ma il mio vicino è un calabrese!” . Mi è scappato da ridere. Probabilmente il vicino avrebbe detto lo stesso nei riguardi del genovese. Guardiamo il passato: è tutto costellato da rivalità in base alla provenienza. Conflitti tra città e città (meglio un assassino in casa che un pisano alla porta dicevano i genovesi e viceversa) tra paese e paese confinanti e tra quartieri della stessa città. In modo sublimato questo esiste nelle competizioni sportive tra i vari club. L’uomo insomma è un animale estremamente legato alla branco e vede istintivamente come nemico l’appartenente a un altro tribù. Dietro c’è la paura che le risorse del “proprio” territorio siano depredate da un gruppo rivale. Questa bestia umana è stata perfino capace di costruire delle teorie della razza per giustificare il proprio istinto predatorio nei massacri di altri gruppi. D’altra parte l’uomo ha anche una parte nobile nella ragione e in una cultura elevata che gli permettono di capire e dimostrare di far parte di una sola specie, quella umana pur nella ricchezza diversificata di tante etnie. I conti con la bestia  e i suoi istinti di branco (famiglia, patria, dio locale, partito, squadra del cuore…) si devono fare con l’intelligenza e la conoscenza anche se scontenta i pregiudizi di tutti.

Dallo “spariamo sui barconi” alla “cittadinanza subito a tutti” gli slogan contro o a favore dell’immigrazione non si contano. Il fenomeno è complesso e come tale deve essere compreso evitando notizie false per spingere il giudizio a favore o contro. E’ possibile un esame oggettivo? Si, se si è pronti a correggere le informazioni a disposizione, a rivedere i dati in base alla loro attendibilità. Se si parte già con una posizione preconcetta favorevole al filo spinato o ad una accoglienza indiscriminata è assolutamente inutile proseguire nell’esame della situazione.

La storia umana fin dalla preistoria è fatta da flussi migratori da un paese all’altro, dalla ostilità  dei nativi (un tempo migranti pure loro) pronti ad alzare le barricate e quella dei nuovi venuti intenti a sfondarle e invadere, in certi casi con la forza, i nuovi territori. Così è successo quando gli europei hanno occupato il nuovo mondo travolgendo gli amerindi. Così pure nella storia  antica quando i barbari ariani invasero la civiltà della valle dell’Indo creando il sistema delle caste dove, “ovviamente”, in quelle inferiori confinarono i vinti. Ecco come una ideologia religiosa viene inventata per giustificare lo status quo che col tempo diventa una sacra tradizione capace di mettere tutti d’accordo. Oggi si tira in ballo la religione anche da chi non gliene mai importato nulla e per prender consenso ci si proclama difensori del cristianesimo dal presunto pericolo Islamico (quando una buona parte di “africani” sono essi stessi cristiani.). La storia insegna che ogni gruppo ha considerato “pericoloso” l’altro elencando i suoi motivi, talvolta legittimi ma più spesso inventati.  Ci si trova dunque a parlare con l’immigrazione di qualcosa che ha riguardato tutti e tutti ci riguarda…  Non dimentichiamo che Il DNA è dentro di noi a testimoniare che la patria comune del genere umano è proprio l’Africa da cui siamo emigrati forse ben prima di 60.000 anni fa e, spargendoci in tutto il pianeta, anche in modo devastante, abbiamo creato migliaia di etnie e di culture in collaborazione o in antagonismo tra loro.

L’Italia è più sensibile al fenomeno in quanto la sua situazione geografica la pone come punto privilegiato nel traffico di chi cerca per un motivo o per l’altro di evadere dal proprio paese in cerca di fortuna in un altro ritenuto più ricco e favorevole. Fare delle percentuali precise per distinguere chi fugge da uno stato in guerra o sotto un regime autoritario invivibile (e che quindi eticamente ha il diritto di essere accolto) e chi cerca  assistenza e fortuna fuori dal suo paese (non per una questione di necessità e di sopravvivenza) è difficile ma senza dubbio la preminenza spetta ai secondi e per giunta sono in minima parte quelli che si trovavano in condizioni di miseria (  dataroom la 7 13/5/2019 inchiesta Gabanelli). In questo caso si può parlare di clandestini e non di rifugiati. Se in Italia la propaganda anti-immigratoria punta sui presunti pericoli che comporta (come il favorire il lavoro in nero e lo sfruttamento) e la spesa assistenziale di chi è accolto (prima di 1200 euro al mese per assistito e ora dimezzata) quella favorevole vede in essa una potenziale ricchezza. Potenziale significa che se gli immigrati venissero impiegati regolarmente nel mondo del lavoro costituirebbero un fattore di crescita, sviluppo e sicurezza pagando tasse e contributi. Il problema è che l’occupazione è in crisi già per i residenti, quindi non si vede come risanare una piaga aumentandola. Cresce insomma la domanda e diminuisce l’offerta, un trend che il mondo sempre più automatizzato e meccanizzato di oggi favorisce. Un tempo per lavorare un terreno occorreva tanta manodopera, così nelle industrie ma ora una macchina o un computer è in grado di sostituire centinaia di braccia e di cervelli. Lo stesso discorso del “potenziale” si applica a chi sostiene un aumento delle nascite che inevitabilmente comporterebbe un gravame assistenziale per il futuro. Se il calcolo viene fatto sulla realtà della offerta e della domanda i conti tornano e si può quindi capire cosa serve e cosa no, altrimenti si può sempre sognare e sperare in un mondo migliore basato sui se e sulle mille ricette di cui tutti sono possessori, dai bar alle università di economia. Fatto sta che gli altri paesi europei, chi in un modo duro e spietato alzando muri e stendendo filo spinato e chi in un modo più soft, cercano di arginare il fenomeno dell’immigrazione nel proprio paese. Quando l’immigrazione ha rappresentato una ricchezza gli “stranieri” venivano prelevati anche con la forza come insegna la triste storia dello schiavismo. Gli Stati Uniti sono la dimostrazione di un popolo fatto di gente che è emigrata dai paesi più disparati dalla Cina all’Africa oltre che dall’Europa. Ora che la situazione economica e produttiva è cambiata si sistemano anche lì le barricate. Per quanto nobilitati da buone intenzioni umanitarie e da ricette avveniristiche per inventare nuovi lavori, ottenere cibo, risorse ed energia chi teme che gli 80 milioni di esseri umani in più ogni anno sul pianeta non sono sufficienti, non si confronta con la realtà. Le supposizioni e le speranze di uno sviluppo-crescita illimitato sono una utopia, un sogno impossibile in quanto le risorse sono necessariamente limitate, purtroppo. Purtroppo perché sarebbe bello che in una espansione globale senza freno tutti stessero bene e producessero ma più si è e più aumenta il malessere, la competizione, la disuguaglianza con la inevitabile diminuzione delle risorse. Se ogni essere umano deve essere aiutato a star bene (e ovviamente anche ogni essere vivente deve essere rispettato) bisogna farsi carico di chi c’è ma si può però pensare al futuro amministrando con saggezza l’oggi, mettendo limiti alla distruzione in termini ecologici che sta facendo la specie umana nella sua espansione. Già c’è chi insegna una procreazione responsabile nei paesi del boom demografico e una capillare e intensa campagna informativa può arrivare allo scopo tanto è vero che in Iran con lo slogan “meno siamo meglio stiamo” e alla distribuzione gratuita di profilattici si è arrivati ad una esagerazione opposta obbligando il governo a rimediare.

Ma si può davvero contenere il fenomeno migratorio? Allo stato delle cose no in quanto il boom demografico dei paesi del cosiddetto terzo mondo lo farà sempre più aumentare e con esso quel bestiale istinto di branco che si traduce col “razzismo”. Ma attenzione, il colore della pelle non c’entra niente. E’ la paura del “diverso” che ogni gruppo umano coltiva per sé che fa la differenza. Se la migrazione venisse dal nord con tipi alti, biondi con gli occhi azzurri non cambierebbe niente. Quando durante  la prima guerra mondiale gli italiani di là dal Piave furono costretti dall’avanzata austriaca a emigrare nelle altre regioni vennero visti con sospetto e si insinuava che pure loro mangiassero i bambini. Per altre ragioni stesso destino trovarono anche molti italiani istriani dopo la seconda guerra mondiale, già invisi dagli slavi che avevano subito angherie dalla dominazione fascista (tristemente vendicata anche con l’episodio delle foibe dove, tra l’altro, non si trattava solo di fascisti ma anche di comunisti e partigiani “italiani”). Razzismo quindi non è una questione di pelle. Uno degli episodi più raccapriccianti di razzismo sta nella storia recente tra due fazioni di neri, gli Hutu e i Tutsi in cui quotidianamente ci si massacrava a colpi di macete. Talvpòta lo scontro feroce avviene in “famiglia”, si pensi a quel che accadeva fino a poco tempo fa in Irlanda del nord tra cattolici e protestanti e nell’Islam dai suoi albori ad oggi tra Sunniti e Sciiti.  In Italia lo scontro ideologico tra guelfi e ghibellini non era una questione che riguardava solo Firenze: nell’entroterra di Genova la faida ha fatto più morti che la peste!

Ma torniamo alla situazione odierna. Accanto a chi spinto da pietà e solidarietà (sentimenti positivi che grazie al cielo non mancano nella specie umana bilanciando quelli egoistici) cerca di aiutare e prestare soccorso alle popolazioni in difficoltà sia per motivi bellici, dittatoriali e soprattutto per la combinazione paradossale di miseria e crescita demografica (paradossale in quando la seconda alimenta la prima) c’è chi sfrutta cinicamente la situazione camuffandosi tra i buoni salvatori. Ed è così che i mercanti del traffico umano si arricchiscono sia sulle spalle dei poveretti che “scappano” sia sugli aiuti economici che vengono messi a disposizione dagli stati e dai privati. Poi i parassiti mafiosi possono trovare nell’immigrazione tanta mano d’opera a basso costo nella prostituzione, nel lavoro in nero, nel traffico della droga.

Uno slogan di chi è a favore dell’immigrazione utilizza lo stereotipo di persone tutte buone e innocenti mentre dall’altra parte quello di gente pronta a delinquere, a stuprare, a far vita da parassiti e appestare culturalmente e fisicamente gli italiani. La verità probabilmente sta nel mezzo e non pende da una parte e dall’altra: i criminali o potenziali tali sono grosso modo gli stessi dei “nostrani” così come la brava gente. Il problema è che i servizi di controllo della malavita rimangono stabili nonostante la crescita reale della popolazione dovuta appunto agli immigrati censiti o meno.

Certamente c’è chi ci guadagna in termini di consenso  mantenendo un atteggiamento ostile nei riguardi dell’immigrazione e sarebbe ingenuo credere che chi politicamente sbandiera ideali umanitari e di accoglienza sia sempre sincero. Detto in soldoni se non si riesce a competere facendo nella fattispecie i “cattivi” non rimane che fare i buoni: qualcosa si raccoglie sempre! Va comunque preso in considerazione che più forte è il movimento di salvataggio più aumenta il traffico dei morti che si vorrebbero evitare. Talvolta l’apparente cattiveria risulta meno dannosa dell’apparente buonismo. In ogni caso solo con cordoni umanitari controllati e con interventi di aiuto culturale più che economico nei paesi degli emigranti si riuscirebbe a evitare tante tragedie umane. Ma interessi vari, egoismi e l’incapacità dei governanti di vedere il mondo oltre la propria parrocchia e in orizzonti temporali a lungo termine, frenano o, secondo i pessimisti, bloccano soluzioni vincenti e positive per tutti.

In conclusione, visto e considerato che il fenomeno dell’immigrazione può essere solo gestito e non eliminato, ci domandiamo: ha un senso il razzismo? Certo, nei confronti degli ignoranti, dei prevaricatori, dei disonesti, degli incivili bianchi o neri che siano. Se si potesse espellere i delinquenti e i barbari nostrani e al loro posto favorire l’integrazione fino alla cittadinanza delle persone per bene, dotate di coscienza, sarebbe una cosa bellissima… come sarebbe una pessima cosa il suo contrario.

Nazzareno Venturi

 

1bottone.gif (599 byte)