LEGGIAMO UN LIBRO INSIEME:

 

"LA CONQUISTA SOCIALE DELLA TERRA" DI EDWARD. O. WILLIAMS  (RAFFAELLO CORTINA ED.)

the social conquest of Earth

 

Può sembrare incoerente apprezzare un libro con cui non si è d'accordo sulle premesse e sul metodo, ma non è così. Anche se c'è chi sviluppa il suo punto di vista in modo diverso dal proprio si possono cogliere in esso diversi aspetti condivisibili. Soprattutto in questo libro riconosco la competenza, l'autenticità del ricercatore, il buon giudizio e per ultimo la capacità letteraria di comunicare. Quindi sottolineo qui solo un modo diverso di pensare, non le tante cose che leggendo ho ammirato.

Williams entomologo, professore emerito all'università di Harvard, spiega l'evoluzione della specie umana  all'interno dell'eusocialità, in poche e semplici parole  quando diversi individui si mettono insieme formando dei gruppi. Mentre negli insetti eusociali come le api e le formiche l'interesse individuale (soprattutto di procreare lasciato solo alla regina) è stato cancellato  in favore di quello dell'insieme,  nell'uomo le due tendenze (di fatto geneticamente egoistiche e altruistiche) si sono mantenute in una dialettica evolutiva dove anche l'interesse egoistico può combinarsi con quello collettivo. Per collettivo non si intende la specie ma "quel" gruppo (come il singolo formicaio o alveare per gli insetti). ) I membri del gruppo si alleavano per difendersi non solo dagli altri animali ma dagli altrui gruppi:  la specie umana  ha ereditato la stessa caratteristica degli scimpanzè di essere continuamente in lotta branco contro branco e tra loro, all'interno del gruppo, per la gerarchia. Una evoluzione fondata sulla guerra insomma. Solo l'istinto di conservazione obbligava a un ricambio "di sangue" tra i clan che così  evitavano i rapporti incestuosi  degeneranti il genoma. Del resto questo avviene in tutti i gruppi animali, dai lupi ai leoni, dove i giovani maschi (in genere) sono costrette a lasciare il branco. Per il resto la bellicosità tribale umana  è stata in bella evidenza dalla preistoria alla storia di oggi (stati, religioni, partiti, associazioni, sempre in guerra per il predominio), l'uomo fa la "lotta" anche contro il cancro e la miseria (per sottolineare l'aspetto emotivo verso le cose come espresso da linguaggio) dice giustamente l'autore.

Laddove i geni "altruisti" davano maggiore forza  alla tribù essa si avvantaggiava sulle altre con maggiori possibilità di perpetrarsi. Il sacrificio dei singoli per il bene dell'insieme sociale in fondo non era sprecato infatti essi avevano la possibilità di perpetuare i propri geni condivisi col gruppo attraverso altri componenti del gruppo stesso. L'alleanza garantiva maggiori possibilità di sopravvivenza. Sorvoliamo i dettagli. Il tutto, e qui non sono d'accordo, è inquadrato sotto il dogma della selezione naturale vista come unica e onnicomprensiva chiave per spiegare l'evoluzione. Anche se diversi meccanismi evolutivi possono essere spiegati con la selezione naturale essi possono essere collaterali e consequenziali ad altri che già Lamarck aveva intuito senza poterlo dimostrare, ma ora sono molti i ricercatori che hanno ripreso la sua teoria con una dimostrabilità almeno pari a quella del neodarwinismo. Anche l'epigenetica presentata dall'autore è forzatamente ridotta a una sorta di tendenza dovuta anch'essa a micromutazioni precedenti. E' un fatto invece che il DNA muta da una  generazione all'altra come adattamento  dell'individuo all'ambiente, anche nel singolo organismo soprattutto nei primi anni di vita. La plasticità del DNA è dovuta al continuo scambio DNA-RNA e quello di ritorno (trascrittasi inversa) dove il DNA è informato e spinto a cambiare secondo quanto la cellula ( o l'organismo) ha appreso dall'ambiente. Il cambiamento casuale, in questo caso sarebbe scelto dal vivente dando ad esso una direzione. Spiegare tutto con le mutazioni casuali (selezionate dall'ambiente) nel processo evolutivo equivale allo stesso tipo di fede infantile, che l'autore critica continuamente, verso un papà onnipotente che plasma il mondo. L'evoluzione è una fatto ma il come rimane ancora su piani ipotetici relativamente dimostrabili. Possiamo spiegare certi meccanismi senza la pretesa, a mio avviso, di aver in mano la chiave interpretativa assoluta. Troppo facile!

E' condivisibile quel che l'autore dice sull'origine delle pulsioni terziarie fede, arte e civismo, ma tutto non si conclude lì. Le religioni non sono solo ideologie tribali che affermano la loro superiorità sulle altre. E' vero che i burocrati delle religioni le hanno fissate in modo tribale ma se andiamo a vedere l'origine delle grandi religioni e la mistica di ogni tempo esse si distinguono proprio per la loro apertura all'universalità ( alla specie umana e a Madre Natura senza distinzione).

Gesù non intendeva costruire una religione per i soli ebrei e il vangelo continuamente mostra questo disinteresse per la tribù. Gli uomini di buona volontà sono dappertutto anche se non cristiani mentre gli ipocriti possono annidarsi nel proprio gruppo (si legga la vicenda dell'esorcista estraneo). In seguito, lungo la storia, certamente l'aspetto tribale ha preso piede ma l'esigenza universale è sempre rimasta se si legge la letteratura del cristianesimo, a cominciare da san Francesco, san Bonaventura e maestro Eckart. Il "noi abbiamo la verità e gli altri sono in torto, ammazziamoli o convertiamoli" è una caratteristica solo dei rappresentanti istituzionali delle religioni, e nemmeno di tutti.

 Il Corano insiste per ben tre volte dicendo che uomini e donne, cristiani, ebrei, sabei, musulmani e chiunque prega nel divino e compia il bene quegli avrà il suo paradiso. L'apertura del Buddhismo "a tutti gli esseri senzienti" (umani e delle altre specie) e non per convertirli, è nota. L'induismo con la sua mitologia onnicomprensivo ingloba qualsiasi atteggiamento religioso. Tutto è nell'Atman, l'anima universale e nel samsara (divenire cosmico) c'è posto per qualsiasi rappresentazione illusoria di Dio.  Lo scintoismo si fonda su una religiosità naturale che richiama quella sciamanica dove Il grande spirito" dà vita a tutta la natura e non solo a qualche specie e tribù particolare. L'Ebraismo pur nascendo come religione tribale  dove Yahweh  è il Dio degli Ebrei, via via si universalizza col concetto della Sapienza che pervade l'universo e i saggi oltre ogni luogo e ogni tempo, il resto è vanità tribale, nient'altro che vanità...

L'auspicato illuminismo ateo dell'autore che farebbe progredire l'uomo era già stato auspicato da Comte (che finì pazzo credendosi il nuovo papa della scienza che tutto comprende), e attuato in Unione Sovietica con Stalin, ma questo paradiso in terra non si è mai visto oltre i gulag e i manicomi in cui erano rinchiusi i credenti.

Quindi l'autore ha messo in evidenza l'aspetto negativo ed infantile della religione, della sua nascita e sviluppo totemico, che pur non deve essere dimenticato. Altruismo ed egoismo a livello evolutivo sono, dice Williams, legati alla tendenza di spendersi per il gruppo (il bene) o  di avvantaggiarsi a spese degli altri (il male). Così come una cellula cancerogena prende forza dall'organismo, il male è parassitismo, non cooperare. E' vero ma si può andare oltre questa verità biologica.

Quando si parla di atomi che si mettono insieme per formare una molecola, e diverse molecole una cellula vita, che "sente", che si ritrae da un agente tossico e cerca di alimentarsi e di duplicarsi, non si parla di un bel giocattolo meccanico. Così quando un insieme di trilioni di cellule si mette insieme specializzando le proprie funzioni per un organismo che si può chiamare uomo, non ci si trova necessariamente di fronte a un pupazzo frutto di milioni di aggiustamenti casuali che hanno funzionato. Forse c'è qualcosa di più. La spinta all'organizzazione alla materia in vita e intelligenza consapevole ha le sue leggi: quando si parla di "anima" ossia l'animazione di questo mondo che dal caos diventa un cosmos ordinato (non si discute che il DNA ha la sua geometria) si ipotizza una realtà che si può anche negare. Del resto non è concreta come un dado da avvitare. Ma se è irrazionale affermarla altrettanto è  negarla. E siamo al punto di prima. Si deve credere solo a questa massa d'energia, presente anch'essa casualmente in eterno al posto del nulla, che ha combinato (sempre casualmente) l'universo, la vita e noi. Ma questa Energia, come afferma il biologo Seldrake (certamente un eretico per Willians, il quale rimane da bravo nella pista dei più) può rivelare ben oltre di quanto si pensi.

Un mio amico aveva un gatto che quando aveva fame lo chiamava e fissandolo negli occhi metteva la zampa nella ciotola vuota muovendola nervosamente. Si faceva capire insomma. In natura tutti imparano qualcosa e lo comunicano agli altri. Un uccellino africano, chiamato del miele, quando individua un alveare va in cerca di un indigeno o di un tasso: comincia a danzargli davanti per poi spostarsi in una direzione, quegli che ormai conosce il richiamo lo segue finchè non arrivano all'alveare. L'uccellino avrà come premio le larve di cui è ghiotto.

Le api giapponesi hanno inventato un complicato stratagemma per difendersi dai calabroni. Le vedette controllano che non si avvicini uno di loro (che lascerebbe un avviso in fermoni agli altri per procedere all'attacco) e quando accade fanno uscire le altre le quali a mo' di ombrello avvolgono il malcapitato obbligandolo a entrare nell'alveare, lì lo circondano coi loro corpi aumentando il calore fino a soffocarlo, essendo questi incapace di resistere a quella temperatura.

E c'è da scrivere un libro su un mondo straordinario di tecniche che i viventi adottano in natura e imparano talvolta nel giro di una sola generazione. Ovviamente  (per l'autore) tutto, fisiologia e comportamento istintivo, è frutto del caso. Un gene casuale ha fatto in modo che il piccione calcoli la picchiata del falco verso di lui per fermare il battito d'ali, precipitare e mandare a vuoto l'attacco. Un'altro gene casuale ha determinato che la madre di alce finga di avere una zampa spezzata per convogliare l'attenzione dell'orso su di sè e allontanarlo dal suo piccolo. Lo stesso fortuito meccanismo ha fatto cambiare la nidificazione in un paio di generazione ai pappagallini importati dell'isola madre di Stresa, con l'apertura sotto per difendersi dalle continue piogge. Le micromutazioni casuali hanno permesso la strategia mimetica del camaleonte e il suo procedere furtivo, la rotazione a spirale dei pinguini del polo sud per difendersi dal gelo, il passarsi della coppia dell'uovo sulle zampe perchè non tocchi il ghiaccio fino alla Divina Commedia di Dante, i preludi di Chopin e la Gioconda di Leonardo. Così si spiega tutto. Almeno per chi ci crede.

Venturi Nazzareno

 

.

1bottone.gif (599 byte)